ALLARME FEDERLIMENTARE: “IL CIBO ITALIANO A BASSO PREZZO NON ESISTERÀ PIÙ”

L’allarme lanciato sul cibo da Federalimentare, sebbene atteso, ha risvolti inquietanti per l’immediato futuro della spesa media per i cittadini italiani: «il cibo italiano a buon mercato non esisterà più», dice lapidario  Ivano Vacondio al “Sole 24 ore”. Il presidente uscente di Federalimentare, che da gennaio 2023 lascerà la guida dell’associazione a Paolo Mascarino, analizza la situazione del caro-vita dovuta all’impennata dei prezzi dell’energia (per la guerra in Ucraina), con conseguente inflazione e prossima recessione dell’Unione Europea.



Secondo Vacondio in poche parole, il cibo italiano apprezzato e conosciuto in tutto il mondo ma ancora a “buon prezzo” nel nostro Paese, rischia di sparire dai negozi e dai produttori: «Il cibo a buon mercato – profetizza sempre al “Sole” – non esisterà più. La pandemia prima, e poi la carenza di materie prime e le difficoltà di approvvigionamento hanno dimostrato l’importanza strategica della produzione alimentare. Oggi tutti ci riconoscono il valore che abbiamo; abbiamo ripreso dignità. Anche i rapporti con la grande distribuzione si sono riequilibrati: ora gli operatori della Gdo ci riconoscono il giusto valore come fornitori».



VACONDIO (FEDERALIMENTARE): “COSA SUCCEDE ORA CON L’IMPENNATA DEI PREZZI SUL CIBO”

L’analisi di Federalimentare sul cibo in Italia dunque prende corpo ben prima dell’emergenza energia emersa con la guerra in Ucraina: i prodromi erano purtroppo già chiari durante la pandemia, si sono “solo” radicalizzati in questi mesi di caro-vita arrivato a livelli già poco sostenibili e con rischio di peggiorare nei prossimi tempi. Spiega ancora Vacondio al “Sole 24 ore”, «Dall’inizio dell’anno i costi di produzione delle aziende alimentari sono cresciuti del 16%, ma a valle le imprese hanno scaricato solo il 12 per cento» A differenza delle grandi aziende, le Pmi «non sono in grado di assorbire questi aumenti al proprio interno, così saranno costrette ad alzare ancora i prezzi».



L’inflazione purtroppo, ragiona il Presidente uscente di Federalimentare, non ha finito la propria corsa: «il carrello della spesa degli italiani aumenterà ancora». Negli ultimi 10 anni i consumi alimentari in Italia sono purtroppo scesi del 10%, ravvisa ancora Vacondio: «Nel nostro Paese non possono più aumentare, con una popolazione nazionale che diminuisce e invecchia la vera sfida, per il made in Italy, è quella sui mercati esteri. Ed è lì che dobbiamo combattere gli attacchi dei nostri competitor». Tra i principali interventi che si troverà sul tavolo il neo-Governo Meloni vi sarà certamente quello sul potenziale taglio dell’Iva su cibo e in generale sui prodotti alimentari: «rappresenta una misura indispensabile per abbattere i listini al dettaglio e alleggerire la spesa delle famiglie», sostiene il presidente di Consumerismo No Profit, Luigi Gabriele «La riduzione dell’Iva su cibi e bevande avrebbe effetti positivi diretti non solo sulla spesa quotidiana delle famiglie, ma anche su quella di bar, ristoranti, hotel, strutture ricettive e attività varie, e di conseguenza sui listini al pubblico di una moltitudine di servizi con un effetto ‘calmierante’ sull’inflazione».