Secondo una nuova ricerca denominata “I Baroni del cibo, esisterebbe al mondo un piccolo numero di multinazionali dell’alimentazione, in crescita grazie alle big data e all’intelligenza artificiale, che di fatto comanderebbero il cibo. E’ noto e risaputo che chi governa il cibo detiene il potere, e come sottolineato da un articolo del quotidiano La Stampa, “ai nostri giorni si sta verificando un allarmante accentramento”. Nel dettaglio viene spiegato ad esempio che il 40% delle sementi è nelle mani di sole due multinazionali: Synergia e Bayer. Lo stesso vale di fatto per fertilizzanti e materie prime, con profitti da capogiro in particolare in Cina, Brasile e India. Secondo gli specialisti dell’Etc Group, permettere a pochissime aziende di detenere questo immenso potere, significa permettere di eliminare di fatto la concorrenza, aumentare i prezzi, monopolizzate le tecnologie, dirottare ricerche e sviluppo e soprattutto massimizzare i profitti.



A conferma, il fatto che nel corso dei due anni di pandemia, queste multinazionali hanno aumentato il proprio giro d’affari, sfiorando gli 11 trilioni di dollari, una cifra a dir poco “monstre”. Secondo l’Etc Group siamo di fronte ad un “Oligopolio estremo”, un dominio che è sempre più complesso da scalfire anche per via delle più recenti innovazioni tecnologiche, come ad esempio l’utilizzo di droni, di seminatrici robotizzate, sistemi di riconoscimento facciale per il bestiame, strumenti che difficilmente un’azienda con pochi operai può avere.



I BARONI DEL CIBO, POCHE MULTINAZIONALI COMANDANO: ECCO COSA STA ACCADENDO

Il risultato è che i prezzi dei prodotti alimentari negli ultimi mesi sono saliti vertiginosamente, per via della guerra in Ucraina e della pandemia. E la Cina sta facendo senza dubbio la voce grossa in questa situazione, capace di imporsi con prepotenza nel mercato degli erbicidi, approfittando della scadenza di brevetti dei prodotti creati dalla concorrenza americana ed europea.

Si è così creato, sottolinea La Stampa, un cocktail agrochimico fatale per cui acquistando un prodotto non si può prescindere dall’altro: “Un loop dal quale è difficile uscire”, e Pechino oggi fornisce quasi la metà di tutte le esportazioni globali di erbicidi, fra cui il glifosato. Altra grande protagonista è l’India, che negli ultimi anni è cresciuta a dismisura in questo settore. “Se a tutto questo – conclude il quotidiano – aggiungiamo anche il fenomeno del Lang grabbing, l’accaparramento delle terre nel sud del mondo, possiamo considerare pronta la detonazione”.