“Inauguriamo Cibus con sufficiente ottimismo per il 2022. C’è la voglia di tornare ad esserci e mostrare l’agroalimentare italiano al mondo, dopo aver esportato nello scorso anno per un valore record di 52 miliardi di euro. E aggiungo che anche i primi mesi dell’anno non stanno segnando il passo”. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, è intervenuto inaugurando la 21a edizione della fiera internazionale dell’agroalimentare, organizzata a Parma dal 3 al 6 maggio da Fiere di Parma e Federalimentare. Il ministro ha insomma usato parole incoraggianti per il settore, che proprio in questa manifestazione torna a incontrarsi in presenza dopo la pandemia e soprattutto trova l’occasione per fare il punto su uno scenario molto complesso.



“Può sembrare strano essere a Cibus per celebrare il food&beverage Made in Italy considerando il difficile contesto internazionale e le preoccupanti conseguenze che anche l’Italia sta subendo – ha detto il Presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio. Ma io credo che questo evento sia il più importante non malgrado la situazione che stiamo vivendo, ma proprio a causa di quanto sta accadendo”. Un punto condiviso, nella sostanza, anche da Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Cibus – ha detto – è un momento fondamentale per rilanciare l’export del comparto in un periodo congiunturale particolarmente complesso, che sconta gli effetti di guerra, pandemia, rivolgimenti nelle catene della logistica e ora anche difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime”. Inutile, infatti, nasconderlo. “Le difficoltà ci sono” ha ammesso Patuanelli. 



La buona notizia è che però la food industry si è rivelata capace di fare quadrato. “Ha dimostrato resilienza durante il periodo pandemico non smettendo mai di produrre, di lavorare e dare lavoro, tracciando di fatto un nuovo percorso di consapevolezza dell’importanza del settore – ha dichiarato Antonio Cellie, Amministratore delegato di Fiere di Parma – e svelando una volta per tutte una industria inclusiva, legata al territorio, fatta di imprenditori che guardano alla qualità e non alla quantità, che si impegnano in prima persona, mandando avanti aziende legate alla propria identità, al loro nome”. 



Un patrimonio che deve quindi essere valorizzato e tutelato. Ma come? Da Cibus sembra emergere, forte, la necessità di perseguire una strada comune, sulla quale possano camminare insieme industria e istituzioni. E questo tanto a livello nazionale quanto internazionale. Una necessità che l’esecutivo italiano pare avere ben presente: “Il Governo – ha affermato Patuanelli – sta facendo tutto quello che deve fare sulla parte interna per sostenere tutti i settori produttivi ed è importante che la Ue non retroceda da quella volontà di stare assieme e di agire comune che ha caratterizzato il modo in cui abbiamo affrontato la pandemia”. E, allargando ancor più lo sguardo, anche Vacondio auspica cooperazione: “La pandemia prima e la guerra ora ci hanno messo di fronte alla vulnerabilità del nostro sistema alimentare – ha detto il Presidente di Federalimentare -. Sarà importante allora iniziare a pensare a un nuovo modello di diplomazia alimentare da perseguire con un duplice obiettivo: nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni”. 

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