È un “appello alle numerose aziende partecipanti a Cibus” quello che il presidente di Banco Alimentare rivolge alla platea di curiosi e addetti ai lavori che si sono riuniti a Parma in questi giorni per un lungo viaggio nel settore agroalimentare italiano, fine a stimolare la buona pratica delle donazioni delle eccedenze alimentari, che da un inutile spreco possono facilmente diventare – grazie alle associazioni come il Banco Alimentare – un pasto caldo per le tante persone che vivono in condizioni di povertà assoluta.



Il dato dei poveri, infatti, parla già di più di 5,7 milioni di persone, ma come ha lucidamente ricordato il presidente della Fondazione Giovanni Bruno sul palco di Cibus “la crescita della povertà è un dato purtroppo consolidato“. La speranza è che dal suo appello stimoli le industri che ancora non lo fanno a “donare le proprie eccedenze durante la manifestazione a e far sì che diventi una pratica stabile all’interno dei loro processi aziendali“, nella speranza che l’azione del Banco Alimentare non sia tardata dalle “inefficienze pubbliche” e burocratiche. 



Banco Alimentare il 10 maggio a Cibus con un banchetto per raccogliere gli alimenti destinati al macero

Inefficienze che per ora non hanno ancora una tangibile influenza sulle quantità di alimenti donati e salvati, dato che il 2024 si è aperto – per il Banco Alimentare – con dati del tutto simili a quelli dello scorso anno, ma accompagnati da una preoccupate riduzione degli acquisti da parte dello Stato di razioni di cibo che potrebbero essere donate agli indenti. Per questa ragione Cibus diventa un’occasione per stimolare le donazioni da parte delle stesse aziende, con uno stand montato dal Banco Alimentare e che il 10 maggio (l’ultimo giorno della convention parmigiana) accetterà ogni tipo di alimento: lo scorso anno nella stessa occasione furono raccolti in questo modo circa 7 tonnellate di alimenti, pari a 14mila pasti e a 14,91 tonnellate di Co2 non emessa.



Lo studio del Banco Alimentare sulle imprese italiane: “Il 58% circa dona regolarmente le sue eccedenze”

Durante un panel tenuto nella fiera Cibus 2024 il Banco Alimentare ha voluto anche esporre ai presenti i risultati di un ampio studio che ha condotto con l’aiuto del Politecnico di Milano – con il suo Food Sustainability Lab – e della Fondazione per la Sussidiarietà: presenti sul palco anche Franco Mosconi (presidente di Fiere Parma), Paola Garrone (del PoliMI), Giorgio Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà), Andrea Belli (gruppo Barilla), Andrea Benini (GranTorre Spa), Giuseppe Tammaro (La Doria) e l’azienda Nestlé, che ha partecipato con un breve video sulla pratica della donazione alimentare tanto cara al Banco e agli altri attori in gioco.

Andando nel merito dell’indagine, tutto è partito con la precisa volontà di capire quante tre la aziende del Bel Paese donano le loro eccedenze, con dati che parlano di un 42% di imprese che non hanno mai fatto una donazione, ben contrapposte al 75% di quelle che donano mettendo anche in atto vari tipi di riuso. Nel dettaglio: il campione in esame del Banco Alimentare contava 1.812 aziende (il 22% di quelle che hanno più di 9 dipendenti) in larghissima parte di piccole dimensioni, ma con un 19,8% di loro che superano i 50 dipendenti e un ulteriore 4% che superano i 250.

Tra le grandi imprese, l’85% di quelle esaminate dona lo 0,3% della sua produzione (29mila tonnellate all’anno), ma solamente il 64% misura precisamente le eccedenze. Leggermente peggio, invece, per le aziende medie, con un tasso del 60% di donazioni pari allo 0,8% della produzione totale (quasi 110mila tonnellate) e, sul fondo della classifica, si piazza quello scarso 52% di piccole imprese che donano – positivamente – oltre 139mila tonnellate che sono poco meno del’1,2% della produzione complessiva.

Conti alla mano, dunque, Banco Alimentare stima che ‘solamente’ il 58% delle nostre imprese dona regolarmente o sporadicamente le sue eccedenze, con un contributo di 139.000 tonnellate che vanno tutte e beneficio degli oltre 1.750.000 poveri che ogni giorno si rivolgono alle 7.600 mense, centri di accoglienza e case-famiglia. “La ricerca ha evidenziato che la donazione di eccedenze alimentari a scopo sociale è molto diffusa“, ha commentato Paola Garrone sul palco di Cibus; una scelta “consapevole, guidata dal radicamento nei territori in cui le aziende operano, frutto di una cultura sussidiaria diffusa“, le ha fatto eco poco dopo Giorgio Vittadini.