Sono trascorsi 16 anni dal ritrovamento dei corpi di Francesco e Salvatore Pappalardi, per tutti Ciccio e Tore, fratellini di 13 e 11 anni i cui resti furono rinvenuti nella cisterna di uno stabile abbandonato a Gravina in Puglia, la “Casa delle cento stanze“, 2 anni dopo la scomparsa. Era il 25 febbraio 2008 e le tracce dei minori si erano perse il 5 giugno 2006. Il padre dei bambini, Filippo Pappalardi, fu accusato ingiustamente di avere avuto un ruolo nella vicenda e finì per alcuni mesi in carcere. Non si è mai arreso e ha continuato a lottare per avere giustizia così come la madre e la sorella dei piccoli, Rosa Carlucci e Filomena Pappalardi. Queste ultime oggi chiedono la riapertura delle indagini perché ci sarebbero “nuove prove” capaci di portare ad una svolta nel caso.



Non erano soli“, sostengono le due donne assistite dall’avvocato Giovanni Ladisi e dal consulente Rocco Silletti. Secondo il loro punto di vista, sarebbero emerse risposte preziose per portare alla luce l’identità di chi sa qualcosa e da anni tace per “omertà”. Il ritrovamento di Ciccio e Tore avvenne per caso quando un altro ragazzino, mentre giocava con alcuni amici nello stesso posto, cadde in quella cisterna. Per salvarlo intervennero i vigili del fuoco che, calatisi all’interno, scoprirono la presenza dei due bimbi spariti nel 2006.



La sorella di Ciccio e Tore: “Qualcuno ha visto e per omertà non ha parlato, c’era anche qualche adulto”

La riapertura delle indagini nel 2012 per noi fu una grande notizia, ma un anno dopo arrivò l’archiviazione perché, secondo i giudici, gli indizi prodotti non erano sufficienti. Adesso però siamo in possesso di prove scottanti che portano alla verità, siamo pronti a portarle in Procura e ci auguriamo che finalmente giustizia sia fatta“. È quanto affermato poche ore fa dalla sorella di Ciccio e Tore, Filomena Pappalardi, al Corriere del Mezzogiorno.



Ai microfoni della Tgr Puglia, la 34enne ha ribadito la convinzione della famiglia che continua a chiedere di riaccendere i riflettori investigativi sulla vicenda dei due bambini morti nella cisterna della “Casa delle cento stanze” a Gravina in Puglia. C’è qualcuno che ha visto però, per omertà, non ha parlato. Qualcuno che aveva qualcosa da nascondere e non l’ha detto, c’era anche qualche adulto“. Il giorno della scomparsa, il 5 giugno 2006, Ciccio e Tore forse non erano soli. Ne è convinta anche la mamma, Rosa Carlucci, che con la figlia sarebbe pronta a rivolgersi alla Procura di Bari e al Ministero della Giustizia perché il caso venga riaperto. “Hanno sbagliato le ricerche – ha aggiunto la sorella -, perché non sono state approfondite su Gravina. Rocco Silletti, consulente delle due donne, ha parlato in termini di certezza su quelle che sarebbero le nuove evidenze da portare all’attenzione dei pm: “Adesso non sono più indizi, adesso sono prove“. Gli esami sui corpi dei due minori avrebbero stabilito che Ciccio sarebbe deceduto per le ferite riportate nella caduta, Tore sarebbe morto di stenti accanto al corpo del fratello.