La mamma di Ciccio e Tore non smette di chiedere verità sulla morte dei figli. La sua battaglia è arrivata alla procura di Bari, dove venerdì è andata insieme all’avvocato Giovanni Ladisi e al consulente Rocco Silletti per depositare la richiesta di riapertura delle indagini sul caso. La vicenda riguarda Francesco e Salvatore Pappalardi, i fratelli di 14 e 12 anni scomparsi da Gravina in Puglia la sera del 5 giugno 2006, poi ritrovati morti nella cisterna di un rudere, la “Casa delle cento stanze”, nel febbraio 2008. L’unico indagato fu l’ex marito Filippo Pappalardi, scagionato dopo aver trascorso quattro mesi in carcere con l’accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere. «In casa ho ancora delle foto di Ciccio e Tore, sono in bella vista nel salotto. Quando le vedo sembra mi sorridano, come se volessero ringraziarmi per quello che stiamo facendo», racconta Rosa Carlucci al Corriere della Sera.



La mamma di Ciccio e Tore rivela che sono stati raccolti «elementi che ci fanno ben sperare». In base agli accertamenti che hanno svolto ritengono che i due bambini «fossero in quel rudere tra le 23.30 e mezzanotte, e non alle 20 come sostenuto nelle indagini di allora. Ma non sarebbero mai rimasti in giro fino a tardi, e soprattutto non lo avrebbero fatto da soli». Ma non è finita qui, perché la mamma di Ciccio e Tore segnala la presenza di una «boccetta di tranquillante trovata accanto ai loro corpi, ignorata negli anni passati ma riconducibile a contesti vicini alla loro quotidianità. Furono costretti ad andare lì da qualcuno che li vide cadere e non chiamò i soccorsi, ne siamo convinti».



“IN TANTI SAPEVANO, MA NESSUNO HA PARLATO…”

L’istanza di richiesta di riapertura delle indagini è stata preparata per oltre un anno, durante il quale ha rivissuto quei giorni del 2006 con rabbia, «perché leggendo le carte è evidente come in tanti sapessero cosa fosse successo, ma nessuno ha mai detto nulla per evitare guai». Rosa Carlucci nell’intervista al Corriere spiega che «se i soccorsi fossero stati chiamati subito, almeno Salvatore si sarebbe potuto salvare. Come è successo nel 2008 a Michelino». Il riferimento è a Michele Dinardo, 12enne che il 25 febbraio di quell’anno cadde nello stesso punto, mentre giocava con alcuni amici. I soccorsi, allertati in tempo, consentirono di trovare i corpi di Ciccio e Tore.



Nonostante le grandi difficoltà, Rosa Carlucci continua a volere giustizia, «anche se dai tribunali abbiamo avuto sempre cattive notizie. Il risarcimento chiesto in sede civile ci è stato negato per due volte, e anche nel penale non è andata bene. Ma non posso arrendermi». In attesa di una svolta, ricorda i figli Ciccio e Tore e si dice convinta che Salvatore, da grande appassionato di storia quale era, avrebbe fatto l’insegnante, mentre Francesco il perito meccanico.