Filippo Pappalardi, padre dei fratellini di Gravina di Puglia, Francesco e Salvatore, detti Ciccio e Tore, chiede la riapertura delle indagini. L’uomo è alla ricerca di nuovi elementi per capire cosa sia successo nel 2006 ai suoi figli di 13 e 11 anni. A Storie Italiane, l’uomo ha chiesto verità: “Sono trascorsi 17 anni e non si sa ancora cosa sia successo ai miei figli. Voglio sapere cosa è successo quella sera”.
Il legale della donna ha confermato: “Filippo Pappalardi mi ha dato l’incarico per rileggere gli atti. Siamo alla ricerca di qualcuno che parli per sapere cosa è successo ai due fratellini di Gravina. Questi bambini dell’epoca ora non rischiano nulla, sono trentenni. Al momento tutti i reati sono ormai prescritti. Filippo vuole solo la verità, vuole sapere cosa sia successo ai suoi figli. Chi era con loro, chi giocava con loro e cosa è successo quando c’è stato questo gioco finito male. Vuole notizie per sapere cosa sia realmente successo“.
Filippo Pappalardi: “Chiedo la riapertura delle indagini”
Dopo quel salto nel vuoto di 16 metri, che gli ha provocato un trauma e un’emorragia, Ciccio ha vissuto per altre sei ore. Il fratellino, Tore, è rimasto vivo invece forse per altri due giorni, così, a fianco al corpo di Ciccio. “C’era una regia dietro al racconto dei bambini. Sono state dette falsità, come che il mio telefono non prendesse per 2 ore. In realtà erano 2 minuti” ha sottolineato ancora Filippo Pappalardi.
Il papà dei bambini ha confermato: “Io chiedo di aprire un’indagine, perché le forze dell’ordine sono state bloccate per le intercettazioni. L’ex commissario mi ha detto ‘Io sono stato bloccato’. Qualcuno ha depistato le indagini”. L’avvocatessa però ha sottolineato: “Non parliamo di depistaggio, ma Filippo fa un appello alla Procura: chiede di riaprire queste indagini. Finora si è indagato solamente nella sua direzione. Lui chiede che vengano riaperte. Quell’elemento che è stato in Procura nel 2014 dell’intercettazione non è stata adeguatamente valorizzata. Il pubblico ministero dell’epoca ha detto che non sarebbe stato utile risentire a distanza di tempo quei ragazzini perché il tempo non avrebbe giocato a favore”.