Il padre dei piccoli Ciccio e Tore, fratellini di 13 e 11 anni trovati morti nella cisterna di un casale abbandonato a Gravina di Puglia nel 2008, 2 anni dopo la scomparsa, non si arrende e chiede verità. Spera che la Procura di Bari riapra le indagini sulla vicenda che ha coinvolto i due figli e per la quale, inizialmente, fu additato come mostro finendo in cella per alcuni mesi prima di essere riconosciuto totalmente estraneo. Filippo Pappalardi non ha mai smesso di cercare di risolvere il mistero che avvolge la tragica fine dei suoi bambini, così come la ex moglie, Rosa Carlucci, convinta, riporta TgCom24, che non fu una disgrazia e che si dovrebbe guardare all’ipotesi di un omicidio.
Ai microfoni di Giallo, il padre di Ciccio e Tore ha ribadito il suo strazio per l’assenza di certezze su cosa accadde il giorno della sparizione dei figli, il 5 giugno 2006. “Da 15 anni non conosco la verità su cosa è successo. L’unica cosa che so è che sono stato accusato ingiustamente di averli uccisi e poi non è stato fatto più nulla. L’unica speranza che mi resta è che la Procura riapra le indagini e faccia giustizia“. I corpi di Ciccio e Tore sarebbero stati ritrovati per caso il 25 febbraio 2008 in una cisterna all’interno della “Casa delle cento stanze”, un casolare del centro storico. La scoperta sarebbe avvenuta perché lì, quel giorno, un altro bambino era caduto e una volta sul posto, i soccorritori avrebbero trovato i cadaveri di Ciccio e Tore. Dalle analisi non sarebbero emerse evidenze di violenze e questo avrebbe portato alla scarcerazione del genitore, ma la famiglia continua a chiedere che si faccia luce sulla loro morte.
Luciano Garofano sul caso di Ciccio e Tore: “È ora che chi sa parli”
Qualcuno, secondo la famiglia, avrebbe visto cosa è successo a Ciccio e Tore ma il muro di silenzio resiste agli appelli dei genitori e al tempo nel tortuoso percorso per arrivare alla verità. Sulla vicenda è intervenuto anche il generale Luciano Garofano, riporta ancora il settimanale Giallo, autore di un libro su Ciccio e Tore con il giornalista Mauro Valentini: “Molti sanno ma continuano a non parlare, nascondono un segreto che deve essere troppo importante visto che ha resistito anche davanti a un innocente finito ingiustamente in carcere. Nemmeno di fronte a quello sono andati a dire la verità. Ora è il momento di parlare, per ridare la dignità a un padre che è stato guardato con sospetto e per far avere giustizia a Ciccio e Tore“.
Secondo Garofano, il punto di partenza per una nuova inchiesta che porti alla verità sarebbe analizzare i reperti con le nuove tecniche scientifiche e rivedere tutte le testimonianze. All’epoca, ha spiegato l’ex comandante del Ris di Parma, quelle risultate contraddittorie non sarebbero state prese nella giusta considerazione. Occorre quindi fare un salto indietro e riavvolgere il nastro della storia per tornare a vagliare piste e racconti di quanti conoscevano i bambini e potrebbero essere stati presenti al momento del dramma.