Cicciolina come la Venere del Botticelli: quello che per i critici d’arte potrebbe rappresentare un parallelismo decisamente poco calzante, considerati i due universi da cui provengono Ilona Staller e il capolavoro artistico, è stato reso possibile, invece, da Pornhub, sito per adulti che ha lanciato la campagna Pornhub Classic Nudes, per dare vita alla quale sono stati selezionati i dipinti più famosi del mondo, che immortalano soggetti privi di vestiti o, comunque, con indosso abiti succinti, e sono stati trasformati in parodia, con il coinvolgimento di attori del settore pornografico che hanno prestato il proprio corpo per riprodurli.
Non solo, però: sì, perché poi il filmato prosegue con esplicite scene di rapporti sessuali tra i modelli, mischiando il genere hard con il mondo dell’arte. Tra le celebrità dei film da bollino rosso coinvolte, figura anche Cicciolina, alias Ilona Staller, che indossa nel promo diffuso su YouTube una calzamaglia color carne che riproduce il “total nude” della Venere del Botticelli, in piedi all’interno di una conchiglia alquanto improbabile e, comunque, decisamente distante da quella tratteggiata dall’artista a suo tempo.
CICCIOLINA COME LA VENERE DEL BOTTICELLI: UFFIZI FURIOSI
La trovata di Pornhub che coinvolge Cicciolina nei panni della Venere del Botticelli, riguarda numerosi capolavori situati negli Uffizi a Firenze, al Louvre e al Museo d’Orsay a Parigi, al Prado a Madrid, alla National Gallery di Londra e al Metropolitan di New York. Tuttavia, l’uso improprio di un’opera d’arte è vietato, in quanto vi sono i diritti d’immagine di proprietà dei musei: per questo gli Uffizi hanno dato mandato al loro legale difensore di procedere con una diffida.
“Nessuno ha concesso autorizzazioni all’operazione – dichiarano dal museo toscano sulle colonne di Quotidiano Nazionale –. In Italia il codice dei beni culturali prevede che per usare a fini commerciali le immagini di un museo, opere compresse, è necessario il permesso dello stesso, che disciplina le modalità e fissa il relativo canone da pagare. Il tutto ovviamente qualora il museo conceda l’autorizzazione che, ad esempio, in questo caso difficilmente sarebbe stata rilasciata. Da qui l’inoltro a giorni da parte degli Uffizi di una diffida a Pornhub”.