Tutti ovviamente sperano di trovare l’arma che sconfigga la terribile pandemia che sta devastando il mondo. “C’è però bisogno di serietà, di professionisti autentici. Purtroppo c’è anche chi non ha le competenze, ma si permette di fare dichiarazioni e pubblicare studi” afferma il professor Massimo Ciccozzi, responsabile unità di ricerca in Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-medico di Roma. E’ ciò che è successo sul caso della clorochina, esaltata pubblicamente dal presidente americano Donald Trump come farmaco “miracoloso” in grado di sconfiggere il coronavirus. “Si tratta di un farmaco anti-malarico che si usava negli anni 30, che in Italia si somministra già al personale medico, ma si tratta solo di profilassi: se lo si utilizza, in qualche modo si è protetti da una eventuale infezione o nel caso la si prendesse, lo si fa in forma lieve. Questo non vuol dire, però, che guarisca dal virus”. Per Ciccozzi l’unico studio serio condotto fino a oggi è quello dell’Università di Utrecht su un anticorpo monoclonale ancora sotto sperimentazione: “Potrebbe essere in grado di bloccare il virus, non è farmacologico, è un anticorpo, cioè parliamo di un livello superiore”.



La clorochina funziona contro il coronavirus? Il ministero della Salute ne ha autorizzato la produzione ufficiale e il personale sanitario già la usa, è così?

Attenzione, il personale medico ne fa uso come profilassi.

Cosa intende?

Viene utilizzato in virtù del fatto che si pensa che, assumendone il giusto dosaggio, in qualche modo si è protetti dalla eventuale infezione o nel caso la si prendesse, lo si fa in forma lieve.



Molti medici però dicono che non ci sono prove sulla sua efficacia e che provocherebbe anche effetti collaterali.

Sì, è vero, può provocare effetti collaterali. Non credo che tra i farmaci oggi in studio ci sia qualcosa di realmente valido, ritengo che uno solo lo sia: l’anticorpo monoclonale che è ancora sotto sperimentazione a Utrecht. E’ in grado di bloccare il virus, lo aggredisce, non è farmacologico, è anticorpo. Parliamo di un livello superiore.

In mancanza di farmaci testati e ufficiali, come si guarisce dal virus?

Guarisce chi ha un buon sistema immunitario. Attualmente si danno diversi farmaci, ma vengono usati in maniera empirica, cioè senza alcuna prova valida. L’Agenzia italiana del farmaco non a caso ha messo molti paletti all’uso indiscriminato di farmaci di cui non si conosce la validità. Vengono usati perché è meglio che niente. È il cosiddetto “uso compassionevole”: spero non ti faccia male e spero ti faccia bene. Ma sono solo tentativi.



Tra questi ci sono i famosi cocktail di farmaci come quello contro l’Ebola e contro l’Hiv, giusto?

Sì, credo sia proprio quello usato con i due primi pazienti cinesi ricoverati allo Spallanzani, che versavano in condizioni molto gravi e sono guariti. Il problema con questi cocktail è che non sai mai se chi guarisce lo fa grazie al cocktail e grazie a quale tipo di dosaggio: tanto? Poco? Si fanno tentativi.

Altri esempi?

Il Tocilizumab, un antinfiammatorio reumatoide. Non è antivirale, non va contro il virus, ma va ad attutire quelle infiammazioni che l’organismo colpito dal virus ha prodotto.

Guarendo in questo modo, non c’è il rischio di ricadere vittime del virus?

Una volta guariti, si producono anticorpi, ma non sappiamo ancora quanto tempo possano durare. Questa immunità è permanente? Dura due mesi? Non lo sappiamo.

Lo studioso inglese Peter Forster ha individuato tre ceppi del coronavirus, confermando tra questi quello che lei per primo aveva individuato sin da subito. Ad esempio, quello europeo sarebbe diverso da quello cinese. Questo cosa ci dice?

Ci dice qual è oggi la realtà, ma non quale dei tre ceppi sia il più contagioso o mortale.

L’esame della rete filogenetica, ha riferito lo stesso Forster, è l’unico modo per identificare fonti di infezione non documentate ed evitare nuovi focolai. E’ così?

Certo. È solo applicando queste tecniche di epidemiologia molecolare che possiamo avere informazioni su questa epidemia e sulle epidemie in genere. Noi, ad esempio, in questo modo abbiamo potuto capire da dove è entrato il virus in Italia, dalla Germania e dalla Cina, o venire a conoscenza che il ceppo lombardo era in circolazione già da gennaio. Purtroppo ci sono tanti studiosi che non sanno neanche di cosa si stanno occupando e pubblicano studi del tutto sbagliati. Persone che non vale neanche la pena di citare, non sono neppure virologi.

(Paolo Vites)

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