Cambia la normativa nel cimitero dei feti abortiti a Roma, dove vengono sepolti i bimbi mai nati. Dalle tomba scomparirà il nome della madre: al suo posto ci sarà solamente un codice alfanumerico. La decisione è stata presa dalla Giunta di Roma, che è andata così ad approvare la proposta di modifica di due articoli del Regolamento di polizia cimiteriale. Il motivo è “adeguarlo alle necessità e alle sensibilità” riguardo il trattamento dei dati personali. Le donne che hanno vissuto un aborto non dovranno dunque vedere il proprio nome sulle croci.



Il caso riguardo il cimitero dei feti abortiti era scoppiato quando alcune donne avevano scoperto che il loro nome era apposto sulle sepolture delle quali nemmeno erano a conoscenza nel cimitero Flaminio di Roma. In seguito alla scoperta erano arrivate le prime denunce delle donne interessate. Il caso è finito poi in Tribunale, ma il Gip ha archiviato la causa: non si sarebbe trattato infatti di un atto doloso ma semplicemente di una prassi erronea determinata da un vuoto normativo. Oggi, la modifica degli articoli del Regolamento di polizia cimiteriale va a regolamentare la materia.

Cimitero dei feti abortiti a Roma: cosa cambia

Le modifiche della Giunta capitolina riguardano gli articoli 4 e 28 del Regolamento: queste vanno a riconoscere alla donna il diritto di poter optare o per l’inumazione o per la cremazione. Nel caso di sepoltura, verrà garantito l’anonimato: il nome sarà sostituito da un codice alfanumerico associato al numero di protocollo della richiesta. L’elenco dei protocolli di richiesta sarà custodito nel cimitero e solamente gli aventi diritto potranno accedervi.

L’assessore alle Pari Opportunità Monica Lucarelli ha dichiarato a Sky TG24: “Oggi è un giorno molto importante per i diritti delle donne. Con l’approvazione della delibera di Giunta che va a modificare il regolamento cimiteriale abbiamo ristabilito il diritto alla riservatezza. Questa modifica è un atto dovuto per ristabilire i giusti criteri di dignità e per dare un segnale di vicinanza alle donne che in un momento drammatico hanno anche visto violate la libertà di autodeterminazione, la privacy e il diritto di scelta”.

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