Tetsuro Homma, nuovo presidente della Camera di commercio giapponese in Cina, parlando dei rapporti con il Paese ha spiegato a Le Figaro: “Le nostre relazioni bilaterali erano definite dalla frase: ‘politica fredda, economia calda’. Ci auguriamo che gli affari continuino e che i nostri legami crescano”. Nonostante i rapporti tra i due Paesi a livello finanziario, a marzo un dirigente del colosso farmaceutico Astellas, in Cina da più di due decenni, è stato prelevato in aeroporto per spionaggio ed è scomparso. Dal 2014 sono 17, secondo il quotidiano Asahi, i cittadini giapponesi che hanno subito la stessa sorte.
“Nessun Paese ha così tanti cittadini rinchiusi per spionaggio in Cina”, ha spiegato un esperto dell’intelligence giapponese. Sono cinque attualmente le persone nelle carceri di Pechino: uno di loro è morto in custodia. Un altro, Hideji Suzuki, ha raccontato il suo calvario in un libro nel quale parla di accuse vaghe, mancanza di difese, torture psicologiche: sei anni nei quali nei quali non ha ottenuto il sostegno del suo Paese. Quando ha chiesto ad un diplomatico giapponese di rendere pubblica la sua detenzione, quest’ultimo lo ha ammonito: “Vuoi davvero essere ancora più famoso di quanto sei adesso?”.
Cina-Giappone, i rapporti e lo spionaggio
Un anno fa, i servizi segreti cinesi avevano trattenuto per alcune ore anche un diplomatico giapponese, in violazione della Convenzione di Vienna. È un “trattamento svantaggioso” che contrasta con l’impunità di cui godono gli stranieri, e in particolare i cinesi, sospettati di spionaggio in Giappone. “Per quanto incredibile possa sembrare, il reato di spionaggio non esiste nel mio Paese. Puoi punire un alto funzionario che fa trapelare segreti a un agente straniero, ma non esiste una base legale per punire l’agente stesso. Nel dopoguerra l’opinione pubblica si è sempre opposta alla legislazione antispionaggio. E l’argomento non è in cima all’agenda del primo ministro Fumio Kishida”, ha spiegato Nobukatsu Kanehara, ex vicedirettore dell’Ufficio di intelligence e ricerca del primo ministro.
Shigeru Kitamura, ex consigliere per la sicurezza nazionale, ha aggiunto: “C’è molto spionaggio cinese in Giappone. Ma i giapponesi sono contrari al ripristino di questo crimine”. Per questo, “Quando i loro cittadini vengono arrestati in Russia o in Cina, i giapponesi non hanno esperienza di negoziazione in tali casi”, ha spiegato un diplomatico esperto in materia. La Cina avrebbe una serie di filiali nelle quali attacca i dissidenti: violerebbero il diritto internazionale nei suoi articoli 2 e 5 e la Convenzione di Vienna. “Gli operatori di queste questure sono spesso gli interlocutori della polizia locale; a chi potrebbero rivolgersi i perseguitati?” si è chiesta Laura Harth, direttrice di Safeguard Defenders, intervistata da Le Figaro.