La Cina ci riprova a scaricare le colpe della diffusione del Covid-19 su altri paesi, in questo caso l’Italia. Secondo un recente studio, che prende spunto a sua volta da una ricerca scientifica italiana, tracce del virus sarebbero emerse su pazienti malati di tumore già nel settembre 2019, cinque mesi prima che le autorità cinesi parlassero dei primi contagi a Wuhan. Ne hanno approfittato subito, con parole autorevoli, quelle del viceministro cinese degli esteri che ha dichiarato che “il virus è una questione complessa che potrebbe coinvolgere più paesi”. Giovanni Apolone, lo scienziato italiano autore dello studio, ha immediatamente smentito le dichiarazioni cinesi affermando che invece è la Cina la fonte primaria della diffusione del coronavirus. Non esclude che il virus si sia manifestato nel nostro paese prima di ogni altro al mondo, ma questo perché “la Cina ha ritardato l’annuncio del suo focolaio, quindi non si sa quando è iniziato lì”, ha detto, suggerendo che il virus avrebbe potuto circolare silenziosamente in Cina più a lungo di quanto si pensasse prima di essere portato nel nord Italia. “La Cina ha legami commerciali molto forti conio nord Italia” ha detto lo studioso in una intervista al quotidiano inglese Times.
VIRUS IMPORTATO DALLA CINA NEL NORD ITALIA
In precedenza la Cina aveva provato ad accusare gli Stati Uniti, denunciando senza prove che truppe americane avrebbero portato il virus in Cina durante alcune manifestazioni sportive tenutesi a Wuhan. Lo studio di Apolone, condotto presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha esaminato campioni di sangue prelevati da pazienti coinvolti in uno studio sul cancro. Un team di ricercatori ha esaminato i campioni alla ricerca di anticorpi prodotti quando un paziente entra in contatto con il coronavirus. Con loro sorpresa, hanno trovato anticorpi in campioni del 14% dei partecipanti risalenti a settembre 2019. Il primo paziente italiano COVID-19 è stato rilevato il 21 febbraio in una piccola città vicino a Milano, nella regione settentrionale della Lombardia. Ma i risultati dei ricercatori italiani mostrano che l’11,6% dei 959 volontari sani arruolati in uno studio di screening del cancro tra settembre 2019 e marzo 2020 aveva segni di aver già incontrato il coronavirus SARS-CoV-2, la maggior parte dei quali ben prima di febbraio. Dunque lo studio italiano è piuttosto la prova che il virus, importato dalla Cina, abbia cominciato a circolare silenziosamente in Italia mesi prima che fosse denunciata la presenza a Wuhan. Il virus potrebbe quindi essere migrato in Europa intorno a novembre o dicembre, prima che i casi si accumulassero fino al punto in cui l’infezione sia stata rilevata dai medici. Se i risultati del dottor Apolone venissero confermati, la tempistica sarebbe spostata indietro di un paio di mesi, ma non escluderebbe la Cina come fonte del virus.