CINA, ARRESTATI 7 CRISTIANI IN PREGHIERA: “VIOLATE NORME COVID”
Da alcuni fedeli arrestati perché semplicemente pregavano a vescovi “non allineati” che spariscono l’uno dopo l’altro: passerà in secondo piano (o forse anche in decimo) perché al momento non è la Cina ad essere al centro delle accuse internazionali contro i soprusi dei diritti civili, eppure un giorno o l’altro bisognerà fare i conti con un regime liberticida come quello comunista a Pechino.
Secondo quanto riportato da “Asia News”, lo scorso 3 aprile la polizia cinese ha fatto irruzione in una casa di preghiera durante una funzione della domenica: motivo? Ha arrestato 7 cristiani per «violazioni alle norme anti-assembramento Covid-19». La morsa del regime ha colpito questa volta la “Zion Reformed Church” presente nella provincia di Shanxi: per diversi giorni è rimasta segreta ma solo ora alcuni (coraggiosi) testimoni hanno raccontato quanto avvenuto all’autorevole portale cattolico fondato da Padre Bernardo Cervellara. Tra l’altro, conclude “Asia News”, ai test molecolari imposti ai 21 presenti, fra cui 7 bambini, sono risultati tutti negativi.
LA STRETTA DEL REGIME CINESE CONTRO I CATTOLICI
Come noto, i rapporti tra la Chiesa “ufficiale” in Cina e il Vaticano sono tutt’altro che semplici: sebben la diplomazia sino-vaticana continui a tessere la tela negli ultimi anni, la situazione per i tanti prelati appartenenti alla Chiesa “sotterranea” (riconosciuta dalla Santa Sede, ripudiata e perseguitata dal Governo Xi Jinping) è sempre più grave.
A ridosso della Pasqua, la “morsa” del regime comunista cinese si è nuovamente scatenata contro la Chiesa “non allineata”: fonti cattoliche ad Asia News riportano ogni settimana nuove sparizioni “eccellenti” nel clero cinese non riconosciuto da Pechino. Dallo scorso 7 aprile non si hanno più notizie di Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou (città nella provincia meridionale cinese dello Zhejiang), sequestrato dalle autorità cinese per la seconda volta nel giro di qualche mese. «La polizia avrebbe anche requisito il suo cellulare. Il sospetto è che il governo gli abbia voluto impedire di celebrare le funzioni della Settimana santa, soprattutto la Messa del Crisma», ribadiscono le fonti di stampa dalla Cina. Mons. Shao già più volte è stato sottoposto ai tentativi di “lavaggio del cervello” da parte dei funzionari locali, intenti a farlo aderire alla Chiesa “ufficiale” controllata dal Partito Comunista Cinese. Solo lo scorso gennaio, prima del Capodanno, il regime ha sequestrato altri 10 religiosi tra cui il vescovo Agostino Cui Tai, ai domiciliari da oltre 10 anni. Ancora oggi, dopo 4 mesi dall’arresto, non si è più saputo nulla circa l’eventuale loro rilascio. La firma nel 2018, poi rinnovata nel 2020, dell’Accordo sino-vaticano non ha purtroppo frenato la persecuzione cinese contro i cristiani “non allineati”.