Tensione sull’asse Vaticano-Cina. Nel giro di due giorni, come riportato da Asia News, “quasi tutto il personale ecclesiastico della prefettura apostolica di Xinxiang è stato azzerato con un’operazione delle forze di polizia della provincia dell’Hebei“. In arresto sono finiti sette sacerdoti e dieci seminaristi: ieri invece la stessa sorte è toccata al vescovo Zhang Weizhu. Una mossa, quella cinese, di difficile lettura dal momento che arriva dopo la nomina da parte del Vaticano di monsignor Stephen Chow Sau-yan a nuovo vescovo di Hong Kong; gesuita, il prelato è considerato interprete della linea morbida verso Pechino, dunque ampiamente nel solco dell’accordo sui vescovi che il Vaticano ha stipulato con la Repubblica popolare cinese nel 2018 e prolungato provvisoriamente l’ottobre scorso, a poche ore dalla scadenza, fino al 2022.



CINA, ARRESTATI VESCOVO E 7 SACERDOTI XINXIANG

La prefettura apostolica di Xinxiang non è riconosciuta dal governo cinese e per questo tutte le attività di sacerdoti, seminaristi e fedeli sono considerate “illegali”. Come riportato dall’agenzia diretta da padre Cervellera, in procinto di tornare ad Hong Kong, “il 20 maggio, nel primo pomeriggio almeno 100 poliziotti della provincia dell’Hebei – da Cangzhou, Hejian, e Shaheqiao – hanno circondato l’edificio usato come seminario diocesano a Shaheqiao (Hebei). Xinxiang, infatti, usava come seminario una piccola fabbrica di proprietà di un cattolico dell’Hebei. La polizia è penetrata nell’edificio e ha arrestato quattro sacerdoti, insegnanti del seminario, e altri tre sacerdoti che svolgono lavoro pastorale. Insieme a loro sono stati arrestati 10 seminaristi che ricevevano lezioni nella fabbrica“. Ciò che appare chiaro, però, è che dietro una mossa di tale portata ci sia la volontà da parte di Pechino di lanciare un messaggio alla Santa Sede: ma di che tipo? E’ possibile che Xi Jinping non abbia apprezzato il riavvicinamento tra il Vaticano e la Casa Bianca guidata dal cattolico Joe Biden?

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