LA CINA VUOLE IL CONTROSPIONAGGIO DAI PROPRI CITTADINI
La Cina vuole che il proprio popolo “serva” al controspionaggio nazionale e lo fa con un annuncio potenzialmente inquietante anche per chi difende a spada tratta il comunismo “popolare” di Pechino: «La Cina dovrebbe incoraggiare i propri cittadini a partecipare al lavoro di controspionaggio, creando canali per la segnalazione di attività sospette e premiando i cittadini stessi». Lo dice senza vergogna alcuna il Ministero della Sicurezza di Stato nel suo primo post sul social WeChat che in Cina di fatto è utilizzato al posto di WhatsApp ma è anche canale preferito dal potere del regime per la sorveglianza e il controllo dei cittadini.
Secondo Pechino, e lo dice nero su bianco, il controspionaggio «richiede la mobilitazione dell’intera società»: con questa mossa la Cina intende ampliare all’infinito le maglie della legge anti-spionaggio approvata il mese scorso: la “guerra fredda” a distanza con gli Stati Uniti è sempre più all’ordine del giorno tanto che la settimana scorsa Pechino ha promesso di prendere tutte le contromisure necessarie dopo che la CIA con il direttore Burns ha dichiarato notevoli «progressi nella ricostruzione delle reti di spionaggio in Cina». La reazione del Dragone Rosso non si fa attendere ed è impostata tutta sulla necessità di maggiore delazione, più reti anti-spie anche tra i cittadini comuni. Se non è dittatura questa…
IL “GRANDE FRATELLO” DELLA CINA PER UN POPOLO DI DELATORI
Già nel giugno del 2022 il “Grande Fratello” messo in piedi da Xi Jinping con il Ministero della Sicurezza lanciò una campagna molto simile a quella diffusa in questi giorno: 100mila yuan – circa 15mila euro – a chiunque denunciasse alle autorità «attività o comportamenti di persone che violano la sicurezza nazionale». Secondo il ministro Chen Yixin, come ha scritto in un articolo pubblicato a luglio su una rivista cinese specializzata in diritto, resta fondamentale per la sopravvivenza della Cina «salvaguardare la leadership e la posizione di governo del Partito Comunista Cinese e del sistema socialista con caratteristiche cinesi».
In termini pratici, come spiega “La Repubblica”, la Cina ha attivato con il Ministero un account su WeChat per chiedere che vengano attivate specifiche linee telefoniche, account, piattaforme online e caselle email dove i cittadini potranno mandare le proprie segnalazioni su “potenziali spie” che metterebbero a rischio la sicurezza nazionale. In cambio, ovviamente, «protezione e ricompense»: un grande sistema di delazione nazionale trasversale, come avveniva in URSS e come da decenni persiste in molte delle dittature social-comuniste sparse per il pianeta.