Il nuovo rimedio dalla Cina contro il Coronavirus? Iniezioni di bile d’orso, corna di capra e piante: si chiama Tan Re Qing come rivela la BBC, ed è stato appena approvato dalla Commissione sanitaria nazionale. Le piante cui si fa riferimento sono soprattutto erbe medicinali come caprifoglio e forsizia; servirà davvero per diminuire o cancellare i rischi del contagio da Covid-19? I precedenti non sono incoraggianti: Libero Quotidiano, che ha ripreso la notizia nel nostro Paese, riferisce infatti che già un secolo fa si era sviluppato qualcosa di simile, ovvero una versione “vegana” dello Yin Qiao San che avrebbe dovuto fornire da cura per l’influenza spagnola che allora mieteva vittime. Si scoprì presto che il rimedio era sostanzialmente un placebo: i pazienti si sentivano rincuorati dalla possibilità che effettivamente l’intruglio potesse servire, ma in realtà sotto il profilo strettamente farmacologico serviva a ben poco.



Oggi, si rischia di vivere la stessa storia: in Cina si teme una seconda pandemia, ed è significativo che la pensi così proprio in un Paese nel quale, secondo l’accusa di Donald Trump, il Coronavirus è stato inizialmente sottovalutato e minimizzato, ma soprattutto sarebbero stati forniti dati incompleti e inesatti (le stime ufficiali del governo cinese raccontano di oltre 3000 morti, in realtà i numeri sarebbero decisamente più alti). Seconda pandemia che, ne avevamo parlato nei giorni scorsi, potrebbe arrivare in piena estate ma anche interessare il prossimo mese di ottobre come picco; nel timore che questo accada la Cina si trincera dietro la “pozione magica” della sua antica tradizione. L’attacco di Libero Quotidiano è spietato: “Nella logica dell’emergenza, per disperazione, si coltiva anche l’illusione che sacrificare una bestia possa salvare una vita umana” si legge.



Sembra chiaro il riferimento a certe credenze e riti del passato (che da qualche parte evidentemente sono ancora in voga), ma qui il discorso è più ampio e complesso: l’accusa che viene mossa alla Cina infatti è quella di aver appunto sottostimato la pandemia facendola esplodere. Viene citato uno studio dell’Università di Southampton, secondo il quale un intervento di tre settimane precedente alla “responsabilizzazione” e alla chiusura ermetica delle città avrebbe potuto portare ad una diminuzione dei contagiati fino al 95%, ma anche pensarci con una sola settimana di anticipo avrebbe consentito al 66% della popolazione contagiata di rimanere sana. Insomma, adesso si dice che la Cina provi a metterci una pezza con la bile d’orso e le corna di capra; pure, in altre parti del mondo se anche non si parla delle parti degli animali si può comunque pensare di utilizzare rimedi che, oltre che inutili, potrebbero addirittura essere dannosi

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