Dopo cinque mesi da quando ChatGPT è stata ufficialmente lanciata in tutto il mondo, causando una vera e propria corsa alle Intelligenze Artificiali generative, la Cina sta pensando ad una stretta, in linea con quanto fatto anche da altri stati, tra cui l’Italia. A presentare la proposta di legge è stata la Cyberspace Administration cinese che vuole introdurre una serie di regole che varranno per tutti i ChatBot simili a quello di OpenIA.



Infatti, in Cina il famoso ChatGPT non funziona, in linea con moltissimi altri prodotti digitali americani ed occidentali, ma sono presto iniziate a circolare tutta una serie di alternative, tra cui l’ultima è quella del colosso Alibabaadeguarsi alle linee guida del Partito Comunista. L’operazione della Cina contro i cloni di ChatGPT suona un po’ come una censura, ed effettivamente secondo alcuni commentatori, citati dal New York Times, si tratta esattamente di questo, fine soprattutto ad evitare che il Patito o i suoi esponenti siano infamati (come d’altronde è successo al sindaco della contea di Hepburn in Australia).



Le regole della Cina per ChatGPT e IA

Insomma, a brevissimo per chiunque possieda un clone di ChatGPT in Cina sarà necessario implementare tutta una serie di norme, fini a rispettare le linee guida del Partito Comunista, al potere. Concretamente, si tratta di introdurre regole e parametri che ogni sito e portale web deve rispettare, tutte riferite al controllo delle informazioni che il Partito applica ad ogni livello sociale, dalla scuola ai media in generale.

Secondo il nuovo regolamento della Cina, i cloni di ChatGPT non potranno fornire alcuna risposta lesiva di un qualsiasi leader cinese o dello stesso Partito Comunista. Similmente, i bot non potranno fornire alcuna informazione reale o fittizia in merito alle pagine di storia proibita (come per esempio il massacro di Piazza Tienanmen del 4 giugno 1989, tutte parole inserite in una lista nera). Similmente, ad ogni loro risposta a tema, i cloni di ChatGPT in Cina dovranno riflettere i valori del socialismo, evitando di minare l’unità nazionale. Inoltre, i ChatBot non potranno utilizzare liberamente la proprietà intellettuale registrata da altre persone senza indicarlo espressamente. Infine, tutti i codici e gli algoritmi dei bot dovranno essere depositati, integralmente, all’autorità di regolamentazione cinese.