La Cina è pronta a varare una legge contro i videogiochi, che sono stati definiti da un giornale di Stato come “oppio spirituale”. Il provvedimento riguarderà i minorenni, i quali non potranno giocare online per più di tre ore settimanali: dalle 20 alle 21 il venerdì, il sabato e la domenica, inclusi i giorni festivi. Le nuove disposizioni sono state rese note dalla National Press and Publication Administration.
Già dal 2019 il Paese aveva imposto alcune regole ai più giovani in termini di utilizzo dei videogiochi. Era vietato ai minori, infatti, collegarsi alle piattaforme online dopo le 22.00. Le sessioni di «svago», inoltre, non potevano superare i 90 minuti giornalieri. La finestra, adesso, si è ristretta ulteriormente. Il timore del Governo, infatti, è che i videogiochi stiamo “distruggendo una generazione”, in quanto ormai sono diventati una vera e propria droga. Circa metà della popolazione, secondo una ricostruzione del Corriere della Sera, li usa: si tratta di 665 milioni di persone, molte delle quali giovanissime. Le misure, per cui, sono volte a “guidare attivamente le famiglie, le scuole e gli altri settori sociali per co-amministrare a governare e adempiere alla responsabilità della tutela minorile in conformità con la legge e creare per loro un buon ambiente di crescita sana”.
Cina contro i videogiochi: “Oppio spirituale”. Le aziende tremano
Il nuovo provvedimento della Cina, che si è scagliata contro i videogiochi definendoli un “oppio spirituale”, fa tremare le aziende che li producono. Il business nel Paese orientale, infatti, era immenso: ricavi di oltre 45 miliardi di dollari in un anno, secondo Newzoo. Il Governo intende ostacolare tale giro d’affari ed ha già messo in atto qualche misura.
Innanzitutto, a partire dai prossimi mesi, i colossi che producono videogiochi saranno sottoposti a ingenti tasse, dal 10% al 20%. Gli straordinari sgravi fiscali sono finiti. Ma non è tutto. Le piattaforme, inoltre, dovranno essere dotate di un sistema di riconoscimento facciale che permetta di verificare il rispetto delle regole da parte dei minorenni. Saranno le aziende stesse, dunque, a dover monitorare i tempi di «svago». Non sarà più possibile, infine, creare account che non abbiano dati reali.