Nel 2014 Xi Jinping, al vertice del potere in Cina, sottolineò con forza la correlazione indissolubile tra cybersicurezza e sicurezza nazionale, affermando che senza la prima non può esistere la seconda. Questa visione deriva non solo dalla sua comprensione dell’importanza della sovranità digitale ma anche dal suo background unico. Cresciuto nell’ombra del Partito Comunista Cinese, figlio di uno dei suoi pionieri, Xi ha percorso una carriera politica che lo ha visto adottare diverse facce: un camaleonte politico che per i nazionalisti ha evocato il “Sogno cinese” di rinnovamento nazionale e potenza globale, mentre per il mondo degli affari ha rappresentato un artefice di riforme economiche. Internazionalmente, alcuni lo hanno persino percepito come una figura potenzialmente aperta alla democrazia, un’interpretazione che rispecchia la sua abilità nel presentarsi in modi che risuonano diversamente a seconda dell’audience.



La complessa rete di internet in Cina, con il suo rigoroso sistema di controllo, rappresenta una delle manifestazioni più evidenti del desiderio di Xi di mantenere il controllo statale nell’era digitale. Il famoso Great Firewall cinese, che limita l’accesso a vasti settori di internet, è spesso citato come prova della capacità del Paese di isolarsi dalle influenze esterne indesiderate.



Tuttavia, Xi riconosce che il controllo di internet non equivale alla sovranità tecnologica. La dipendenza della Cina dai semiconduttori esteri, essenziali per potenziare l’infrastruttura tecnologica nazionale, è vista come un tallone d’Achille, una vulnerabilità che potrebbe essere sfruttata in un contesto geopolitico sempre più teso. La rivelazione di Edward Snowden sulle capacità di sorveglianza degli Stati Uniti ha messo in luce le complesse dinamiche della cybersicurezza globale, accentuando le preoccupazioni di Xi e rafforzando la sua determinazione a cercare un’autosufficienza tecnologica. Ciò ha portato a un massiccio investimento statali nel settore dei semiconduttori, con la Cina che ha cercato di ridurre la sua dipendenza tecnologica dall’estero attraverso l’innovazione interna e l’acquisizione di tecnologie chiave.



Gli sforzi della Cina per diventare autosufficiente nel settore dei semiconduttori hanno incluso la creazione di partenariati con aziende straniere di primo piano come IBM, Qualcomm e AMD. Questi accordi, sebbene guidati da logiche commerciali, hanno sollevato preoccupazioni in ambito di sicurezza nazionale, soprattutto negli Stati Uniti, dove il trasferimento di tecnologie sensibili a una potenza rivale è visto con crescente sospetto.

L’intervento di Xi al World Economic Forum di Davos nel 2017 evidenziò il contrasto tra la sua visione di un’economia globale interconnessa e innovativa e le tendenze protezionistiche emergenti in altre parti del mondo, come negli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump. Quel discorso mostrò la capacità di Xi di presentare la Cina come un sostenitore della globalizzazione, nonostante le politiche interne possano suggerire un approccio più cauto e controllato all’integrazione globale.cin

In conclusione, la visione di Xi Jinping per la Cina è quella di una nazione tecnologicamente autosufficiente e sicura, in grado di navigare e plasmare l’ordine mondiale digitale secondo i propri termini. Questa ambizione riflette una comprensione profonda dei legami indissolubili tra potere tecnologico, sovranità digitale e sicurezza nazionale.

Mentre la Cina continua a perseguire i suoi obiettivi di autosufficienza nei semiconduttori e di rafforzamento della sua infrastruttura digitale, l’attenzione del mondo rimane fissata sulle implicazioni di queste mosse per l’equilibrio globale del potere tecnologico.

La sfida di Xi non è soltanto tecnologica ma anche geopolitica, in quanto la Cina cerca di ridurre le proprie vulnerabilità in un contesto di crescenti tensioni internazionali. La sua strategia comprende non solo investimenti ingenti nel settore dei semiconduttori, ma anche tentativi di riformare il sistema educativo e di ricerca del Paese per favorire l’innovazione interna. Questo sforzo si estende oltre i confini nazionali, con la Cina che cerca attivamente di attrarre talenti stranieri e di acquistare startup tecnologiche all’estero per acquisire nuove competenze e tecnologie. Gli accordi con IBM, Qualcomm e AMD illustrano la complessa danza tra le necessità commerciali e le preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Sebbene ciascuna di queste collaborazioni sia stata giustificata da logiche aziendali solide, esse hanno anche alimentato il dibattito sul ruolo delle aziende occidentali nel contribuire indirettamente all’ascesa tecnologica della Cina.

Queste dinamiche sollevano questioni più ampie sul trasferimento di tecnologie sensibili e sulla capacità delle normative internazionali di gestire tali scambi in un modo che tuteli gli interessi di sicurezza nazionale senza soffocare l’innovazione globale. Nel tentativo di Xi di trasformare la Cina in una superpotenza tecnologica, emerge un tema ricorrente: la tensione tra il desiderio di controllo e la necessità di apertura per l’innovazione. Mentre la Cina si sforza di creare un ecosistema tecnologico più autosufficiente, deve anche navigare le complessità di un mondo interconnesso in cui la collaborazione internazionale e lo scambio di idee sono fondamentali per il progresso tecnologico.L’approccio della Cina nei confronti dell’innovazione e della sicurezza digitale riflette una visione più ampia che vede la tecnologia come strumento di potere nazionale. Xi Jinping riconosce che, in un’era definita dalla competizione tecnologica, il controllo delle tecnologie chiave è cruciale non solo per la sicurezza economica e nazionale ma anche per l’influenza internazionale.

Guardando al futuro, la strategia tecnologica della Cina, così come è stata plasmata e promossa da Xi, continuerà a essere un fattore determinante nel plasmare il panorama globale dell’innovazione e delle relazioni internazionali. La capacità della Cina di raggiungere i suoi obiettivi di autosufficienza e di integrarsi con successo nell’economia digitale globale, mantenendo al contempo i propri standard di sicurezza e controllo, determinerà in gran parte la forma del futuro digitale. La direzione presa sotto la guida di Xi Jinping ha già iniziato a ridefinire il ruolo della Cina nel mondo tecnologico, segnando il passo verso una nuova era di competizione e collaborazione internazionale.

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