Da anni il governo cinese ha messo in atto una autentica persecuzione nei confronti della popolazione uiguri, di religione musulmana, residente nello stato del nord est dello Xinjiang. Una persecuzione durissima, naturalmente negata dalle autorità, che consiste nel vietare ogni pratica religiosa, l’educazione dei bambini in speciali scuole di stato in modo che non crescano islamici sottraendoli ai genitori e il carcere se si viene trovati con una copia del Corano in casa e addirittura perché se rifiutano di mangiare carne di maiale, come dice la loro religione. Dal 2017 la persecuzione è diventata ancor più violenta. Sono stati realizzati quelli che in tipico linguaggio marxista vengono definiti campi di rieducazione ma che in realtà sono dei campi di detenzione, dei lager. Fotografie satellitari mostrano come la costruzione di questi campi sia cresciuta vertiginosamente in Cina.



CINA, COSTRUITI 380 CAMPI DI DETENZIONE PER UIGURI

Ne sono infatti stati contati 380 secondo l’Australian Policy Institute. Si tratta di campi di detenzione a bassa sicurezza e autentiche prigioni fortificate. La presenza nella loro vicinanza di impianti industriali suggerisce che i detenuti vengano costretti ai lavori forzati. “Le prove in questo database mostrano che, nonostante le affermazioni dei funzionari cinesi sui detenuti che si diplomano dai campi, gli investimenti significativi nella costruzione di nuove strutture di detenzione sono continuati per tutto il 2019 e il 2020“, ha detto il ricercatore dell’ASPI Nathan Ruser. Le autorità cinesi inizialmente hanno negato l’esistenza dei campi di internamento, poi li hanno descritti come programmi di formazione professionale e rieducazione che mirano ad alleviare la povertà e contrastare le minacce terroristiche. Detenuti fuggiti all’estero e numerose inchieste parlano invece di torture, violenze, mancanza di assistenza medica e controllo delle nascite coercitivo. Le famiglie uiguri sono state costrette ad avere funzionari cinesi Han che vivono nelle loro case come “parenti”, parte di un sistema di sorveglianza completo, che vede anche le persone monitorate online e attraverso un’ampia rete di telecamere a circuito chiuso in luoghi pubblici.



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