Gli investimenti infrastrutturali cinesi sono finalizzati a incrementare la crescita economica, sia che avvengano sul territorio cinese sia che avvengono all’interno di quel più ampio progetto noto come la Nuova Via della Seta. Ma sono naturalmente volti anche sia a competere con gli Usa per attuare un controllo più capillare della società civile.
A tale riguardo ci sembra opportuno illustrare questa tesi con alcuni esempi significativi. Di particolare significato è stata la costruzione del ponte di 55 km che consente di andare da Hong Kong a Macao. Questa gigantesca impresa ingegneristica durata 12 anni è certamente una delle infrastrutture ingegneristiche più rilevanti a livello mondiale. Si consideri infatti che accanto al ponte sono state realizzate due isole artificiali per consentire all’autostrada a sei corsie di inabissarsi per 7 km in un lungo tunnel sottomarino. Il costo di questa infrastruttura ha raggiunto la cifra significativa di 20 miliardi di dollari ed è stato progettato anche per resistere a terremoti di magnitudo otto. La sua realizzazione ha comportato l’utilizzo di ben 420mila tonnellate di acciaio, molto più di quello utilizzato per la Tour Eiffel di Parigi, ha richiesto una flotta di 100 navi per i lavori e l’impiego di una manovalanza operaia di 14mila unità. In primo luogo lo scopo di investimenti così significativi è naturalmente quello di realizzare, attorno alla grande baia del Fiume delle Perle, una zona economica in grado di eguagliare quelle americana di New York e quella giapponese di Tokyo.
In secondo luogo questa enorme impresa ingegneristica consente di collegare Hong Kong, capitale finanziaria, e Macao, capitale mondiale del gioco d’azzardo, a Shenzen, centro nevralgico degli investimenti tecnologici cinesi. E tuttavia accanto alla necessità di investimenti così rilevanti ancora una volta vi sono ragioni di sicurezza pubblica: il ponte infatti è uno strumento che consente alla Cina di avere un maggiore controllo su Hong Kong, un controllo che non è soltanto di natura ideologica, ma anche di natura fisica, di pari passo con l’obiettivo di creare una nuova Silicon Valley. Proprio per questa ragione a Chongqing, città da 33 milioni di abitanti, è sorta la Xiantao Big Data Valley, un vero e proprio parco scientifico e tecnologico dove vengono sviluppate l’intelligenza artificiale e la tecnologia dei big data.
Secondo le previsioni del governo cinese si dovrebbero creare circa 30mila nuovi posti di lavoro. Significativi sono anche gli investimenti del nostro paese: il Galileo Galilei Italian Institute sta contribuendo alla crescita tecnologica di questa città della scienza. Di analoga importanza la presenza di un altro fondamentale distretto ad alta tecnologia nella città di Guyang, dove grazie al contributo della China International Big Data Expo sono state poste in essere risorse rilevanti anche nei big data. Non è infatti un caso che le principali multinazionali cinesi come Alibaba, China mobile, China Telecom e Huwaei abbiano investito ingenti risorse. Tuttavia uno dei più significativi parchi scientifici e tecnologici cinesi è rappresentato certamente dalla città di Shenzen, che vanta uno dei maggiori incubatori al mondo di startup relative ai robot ma anche alla green economy e alla smart cities. Infine per quanto riguarda Shanghai, opportunamente considerata non solo un centro economico-finanziario di altissimo livello, ma la capitale della tecnologia dell’intelligenza artificiale, va detto che è una delle maggiori città videosorvegliate, cioè è una delle città in cui la videosorveglianza e il riconoscimento facciale svolgono un ruolo decisivo nel controllo sociale.
Non a caso l’investimento nel campo della ricerca tecnologica e scientifica fatto da questa città è di circa il 4% del Pil. Anche gli investimenti compiuti dalla multinazionale Alibaba nel settore della quantistica e della crittografia sono finalizzati a incrementare la potenza militare cinese e a superare quella americana.