La Cina intende regolamentare in maniera chiara, precisa e rigida, l’uso dei Deepfake, le manipolazioni video digitali che spopolano da qualche anno a questa parte e che negli ultimi tempi sono diventate sempre più reali. Il timore di Pechino, e non solo, è che gli stessi filmati creati con il Deepfake possano dare vita a delle disinformazioni in tutto il mondo con tutto ciò che ne consegue.



Del resto la tecnologia Deepfake consente di sostituire il volto di una persona attraverso un altro, e nel contempo anche di aggiungere finte parole con un realismo a dir poco sconcertante: un comune cristiano può quindi diventare un politico o un personaggio famoso con l’aggiunta della voce dello stesso. E’ uno strumento che si basa sull’intelligenza artificiale e che ha trovato terreno fertile in particolare nei social media, dove le creazioni di tale tipo abbondano: se da una parte alcune possono sembrare divertenti e spassose, dall’altra sono inquietanti, visto che sono davvero difficili da individuare dopo uno sguardo veloce.



DEEPFAKE, NUOVA REGOLAMENTAZIONE IN CINA: “EVITARE QUALSIASI CONFUSIONE”

Proprio per queste ragioni la Cina vuole porre un freno all’utilizzo dei Deepfake e già nelle scorse settimane l’amministrazione cinese del cyberspazio aveva spiegato che la tecnologia può “essere utilizzata anche da persone senza scrupoli… per diffondere informazioni illegali… diffamare e macchiare la reputazione di altri e rubare identità per commettere frodi”.

Di conseguenza si tratta di un “pericolo per la sicurezza nazionale e la stabilità sociale” se non vengono regolamentati questi tipi di video. Con l’introduzione delle nuove normative le aziende che offrono servizi di Deepfake dovranno ottenere le identità reali dei propri utenti, ed inoltre, i contenuti dovranno essere chiaramente identificati con delle precise etichette di modo da evitare “qualsiasi confusione” da parte del pubblico. Secondo quanto sottolineato da Insiderpaper, che ha anche riportato la notizia, la Cina ha voluto regolamentare queste tecnologie in quanto viste come potenziali minacce alla stabilità e al potere del Partito Comunista.