La Cina imprigiona negli ospedali psichiatrici gli attivisti. È la dura accusa che emerge dal rapporto, pubblicato martedì scorso, a cura della ONG Safeguard Defenders con sede a Madrid. Questo rapporto è basato su dati raccolti tramite interviste rilasciate dalle vittime e dalle loro famiglie, materiale che è stato pubblicato online dalla ONG cinese Civil Rights and Livelihood Watch, fondata dall’attivista e giornalista cittadino Liu Feiyue.



Tramite questo materiale, la Safeguard Defenders ha affermato che, a oggi, “il Partito Comunista Cinese (PCC) sta ancora regolarmente rinchiudendo obiettivi politici negli ospedali psichiatrici nonostante abbia implementato modifiche legali per fermare questa pratica barbara più di un decennio fa”. Infatti, nel 2010 e negli anni successivi la Cina aveva promosso una serie di riforme volte a imporre un maggiore controllo sul sistema di assistenza psichiatrica, in modo da evitare situazioni del genere. Riforme che, però, al momento non avrebbero avuto effetti evidenti e non sarebbero in grado di salvare i dissidenti politici dagli ospedali psichiatrici. “Medici e ospedali colludono con il PCC per sottoporre le vittime a ricoveri involontari e farmaci forzati non necessari dal punto di vista medico” è la gravissima accusa che emerge nel report.



Attivisti cinesi negli ospedali psichiatrici, “bersagli facili”

Il report di Safeguard Defenders si basa su 99 casi di cittadini cinesi che hanno subìto un ricovero psichiatrico tra il 2015 e il 2021, in tutti i casi per motivi politici. In particolare, il rapporto evidenzia come spesso le vittime siano persone che “lottano sui gradini più bassi della scala sociale in Cina e sono quindi bersagli facili e impotenti”. Il ricovero forzato avverrebbe perché “Il PCC è in grado di rimuovere completamente i firmatari e gli attivisti dal sistema giudiziario, senza alcuna speranza di vedere un avvocato o di essere processati, mentre ‘diagnostica’ loro una malattia mentale in modo che siano socialmente isolati anche dopo il rilascio”.



Secondo la ONG, questa pratica sarebbe diffusa e “di routine” in Cina e afferma che i detenuti sarebbero spesso sottoposti ad abusi fisici e psicologici, come percosse, isolamento ed elettroshock. Queste affermazioni sono basate sulle parole dei prigionieri, raccolte da Safeguard Defenders per stilare il report. L’Agence France Press avrebbe richiesto un commento al Ministero della Salute cinese, ma l’interlocutore non avrebbe ancora fornito una risposta.