La Cina sta facendo i conti con un nuovo allarme Covid-19, ma quest’ultima volta si sta valutando la possibilità di cambiare strategia per contrastare la diffusione del virus. Il Governo, finora, quando veniva registrato un elevato numero di casi di positività, attuava un regime di “zero tolleranza”, che prevedeva un rigido lockdown con soltanto i servizi essenziali rimanenti attivi e un serrato sistema di tracciamento con l’esecuzione di tamponi a tappeto. È quanto è accaduto, poco tempo fa, nella megalopoli di Shenzhen, con la vita dei suoi 17,5 milioni di abitanti che si è fermata.



La Commissione sanitaria nazionale, come riportato dal Corriere della Sera, stima che, dall’inizio del 2022, i casi di positività nel Paese siano stati oltre 9.000, più di quanto ne siano stati registrati nell’intero anno precedente. Non è servito a frenare gli allarmismi il suddividere gli elenchi dei positivi asintomatici da quelli sintomatici, dato che i numeri si riferiscono soltanto a questi ultimi. I trattamenti decisi da Pechino per coloro che hanno contratto il virus d’altronde sono i medesimi: in entrambi i casi sarà necessario essere ricoverati in strutture di isolamento totale, dato che non esiste l’auto-isolamento. Il sistema in questione, nel complesso, è tuttavia profondamente costoso e il Governo se ne sta accorgendo.



Cina: è allarme Covid, ma si cambia strategia: più tolleranza in caso di positività

La strategia della “zero tolleranza” utilizzata in Cina dal 2020 ad ora per contrastare ogni allarme Covid-19 è ritenuta eccessivamente dannosa per l’economia, che è costretta a subire una burrascosa frenata con lockdown e isolamenti continui, oltre a non essere efficace nell’evitare qualsiasi rischio di contagio. È per questo motivo che a Pechino, come riportato dal Corriere della Sera, si sta valutando la possibilità di cambiare le misure di restrizione in vigore, passando ad uno “zero dinamico”. L’approccio, pur essendo rigido tanto quanto il precedente, prevede uno snellimento delle procedure.



Nei giorni scorsi nel Paese sono stati messi in commercio i kit con i test antigenici rapidi, che da tempo sono in circolazione in Europa ma che in Oriente non erano ancora arrivati a distanza di due anni dall’inizio della pandemia. Si tornerà, inoltre, a puntare sulla campagna di vaccinazione, che nei mesi scorsi era stata messa da parte. La maggior parte della popolazione, anche i soggetti fragili, non hanno infatti ricevuto una dose di richiamo del siero.