Irrisa e denigrata quando ne parlava Donald Trump, Joe Biden improvvisamente riapre la pista che a causare la diffusione del Covid in tutto il mondo sia stato un esperimento andato male nei laboratori cinesi di Wuhan. Non solo: deluso dai rapporti dell’Oms, incluso quello stilato dagli scienziati che solo nel febbraio del 2021 si sono potuti recare in Cina (oltre 300 pagine in cui si indaga sulla trasmissione animale-uomo del virus e solo tre dedicate al laboratorio), Biden ha ordinato ai servizi segreti americani di portare a casa un rapporto definitivo entro 90 giorni.
“Fa un po’ sorridere che un compito affidato ai servizi segreti venga diffuso tramite i media” ci ha detto l’esperto di terrorismo Stefano Piazza “ma soprattutto il fatto che Biden riprenda in mano le accuse di Trump ci fa capire quanto poco noi a tutt’oggi sappiamo e capiamo degli Stati Uniti”. Sempre secondo Piazza, “sarà molto difficile portare a casa delle prove incontrovertibili, perché la Cina ha sempre saputo costruire intorno a sé delle difese granitiche”.
Come mai, secondo lei, in questo momento in cui finalmente sembra che grazie ai vaccini il Covid venga fermato, Biden decide di tornare indietro e di riaprire le accuse e i sospetti nei confronti della Cina? C’è dietro qualcos’altro?
Innanzitutto è singolare che un tipo di azione come questa, mettere in piedi una indagine di questo tipo affidata ai servizi segreti, diventi di dominio mediatico. L’altro fatto singolare è che questa tesi singolare venga riproposta ora dopo che l’ex presidente Trump l’aveva lanciata proprio nelle prime ore dopo lo scoppio della pandemia. Questo fa veramente pensare su Trump, sugli Stati Uniti e su quanto noi capiamo poco del nostro grande alleato americano.
Che cosa possono fare i servizi segreti americani in concreto?
Direi molto poco. Il regime cinese è granitico e le strutture di sicurezza lo sono altrettanto. Fa pensare il fatto che sin da subito molti uomini dell’intelligence americana, anche di altissimo livello, avessero parlato di un possibile errore capitato in uno di questi laboratori che, non dimentichiamolo, furono costruiti per gran parte dai francesi che poi vennero cacciati. Tuttavia, nonostante gli americani abbiano sempre avuto questo sospetto, non si sono mai fatti avanti, non ci sono documenti, non ci sono prove scientifiche, quindi diventa tutto molto difficile da provare.
Intende dire che quella di Biden sembra più un’azione propagandistica?
Assomiglia alla vicenda del principe saudita Moḥammad bin Salman e dell’omicidio del dissidente Jamal Khashoggi. Qualche settimana fa è stato diffuso un report nel quale si dice, e la stampa ci è cascata in pieno, che il mandante era stato il principe saudita, che la Cia aveva le prove della sua colpevolezza. È stato rilanciato in tutto il mondo, in Italia ha fatto discutere in seguito ai dialoghi del senatore Renzi con il principe, ma in realtà io l’ho letto tutto e dentro non c’è scritto nulla.
Cioè?
Ci sono una serie di dichiarazioni nelle quali si dice “potrebbe essere”, “non poteva non sapere”, ma un conto è questo e un conto è dire “sì è stato lui a dare l’ordine di ucciderlo”. Qui stiamo parlando di cose serie, della Cia, dei servizi segreti. L’impressione è che quella di Biden sia una sparata che serva a mettere la Cina in difficoltà, paese con il quale anche questa nuova amministrazione ha deciso di portare avanti uno scontro frontale, non solo su terra e su mare, ma anche nello spazio, non dimentichiamolo. Serve, insomma, solo per alzare un po’ la tensione.
È però vero che il comportamento cinese non ha fatto altro che aumentare i sospetti che qualcosa sia accaduto davvero e sia stato decretato, non crede?
Sarà molto difficile dimostrarlo, il regime cinese si sa proteggere molto bene. Se mancheranno documenti scientifici reali o testimonianze, non credo si riuscirà a provare nulla. Certamente, siamo d’accordo, le autorità cinesi hanno prima ritardato e poi negato l’accesso agli esperti, così come non hanno mai chiarito perché negarono sin da subito l’esistenza del virus.
Sono tante le piste che fanno sospettare della Cina. Facebook, ad esempio, per un anno ha censurato ogni post dove si parlava delle responsabilità cinesi, per riattivarli solo adesso. Questo conferma la “longa manus” della Cina?
Diciamo che il periodo della pandemia ha coinciso con la massima diffusione delle fake news: la gente era chiusa in casa e tutti erano diventati esperti di virologia. Di conseguenza Facebook ha cercato di arginare la cosa. Forse ora il fatto che anche alcune autorità come Anthony Fauci hanno ammesso che esiste la possibilità reale che il virus sia sfuggito da un laboratorio cinese, lascerà più liberi i social network di far circolare tali notizie. Meglio comunque sarebbe non parlare e indagare, perché se non si provano le accuse, l’effetto è quello di produrre altre fake news.
Se si trovassero davvero le prove, in che modo si potrebbe agire contro la Cina?
Se si dovesse trovare la cosiddetta pistola fumante, la Cina sarebbe portata davanti al tribunale internazionale e subirebbe sanzioni da tutto il mondo. Ma questo è qualcosa che è solo nel libro dei sogni, e temo che così rimarrà.
(Paolo Vites)
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