Da oltre un mese 26 milioni di abitanti sono in confinamento a Shangai e si continuano a inasprire le misure. Gli abitanti vivono in quarantena con serie difficoltà per gli approvvigionamenti di cibo e beni di prima necessità, e le persone che vivono nello stesso edificio (anche a prescindere dal piano) di soggetti positivi rischiano di essere trasferite in strutture per l’isolamento in caso di regolari interazioni quotidiane. La linea dura perseguita da Pechino rischia inoltre di estendersi anche alla capitale cinese, dove le misure adottate progressivamente dai funzionari locali fanno presagire lo scenario peggiore.
Come si sa la Cina ha sempre perseguito quella che viene chiamata politica “Covid zero”, cioè la distruzione con lockdown severissimi di ogni focolaio di contagio. Il problema è che è impossibile contenere la variante Omicron, che è estremamente contagiosa. Tutto questo, come ci ha detto in questa intervista Fabrizio Gatti, giornalista e autore del libro L’infinito errore sulla nascita della pandemia, “è la tipica espressione di un regime totalitario che usa sistemi repressivi, ma è anche, data la crisi economica incombente aggravata dalla guerra in Ucraina, l’anticipazione di una repressione che si registrerà in futuro in caso di proteste per l’aggravarsi della situazione sociale”. Insomma, una sorta di test repressivo.
L’Oms ha fortemente protestato contro le autorità sanitarie cinesi per le misure restrittive in atto, dicendo che sono in violazione del rispetto delle persone e dei diritti umani e chiedendo politiche adattabili e flessibili. Che cosa ne pensa della situazione cinese?
La Cina punta all’obiettivo del “Covid zero”, che di fronte alle varianti del ceppo Omicron è impossibile da raggiungere. Avendo questa variante un tasso di riproduzione altissimo superiore anche al morbillo, diventa impossibile contenere i focolai attraverso il metodo cinese che prevede appunto il Covid zero.
Tra l’altro la variante Omicron non è neanche così mortale come le precedenti.
Esatto. La diffusione del virus è dovuta al fallimento della campagna di prevenzione con vaccini risultati inefficaci o molto meno efficaci del previsto, e anche ad una grande parte della popolazione mai vaccinata. La combinazione dei due fattori, la pretesa cioè di avere un Paese a Covid zero e l’alto tasso di riproduzione del virus, ha innescato la reazione tipica di un regime totalitario, che è la stessa che ci fu a Wuhan, con repressione violenta dei malati e obbligo delle persone a restare a casa con l’uso della forza qualora ci fossero state resistenze.
Stiamo parlando di decine di milioni di persone. Quanto pensano di andare avanti in questo modo?
La Cina si colloca ad un livello scientifico avanzato, con centri di ricerche, laboratori e una consapevolezza scientifica tali che a Pechino non dovrebbero essere sorpresi dalla diffusione di Omicron. Piuttosto, quanto sta venendo messo in atto è il pretesto per avviare un altro corso del regime in funzione del quadro politico internazionale.
Cioè?
Con la grave crisi della globalizzazione, con la possibile riduzione del Pil cinese, una crescita economica ridotta e una previsione di possibili problemi sociali, questo virus diventa il pretesto per mettere le mani avanti e sedare in futuro focolai di risentimento sociale. Lo stesso è accaduto a Wuhan. Nel 2019 ci furono manifestazioni contro un inceneritore in una zona altamente inquinata trasformatesi in manifestazioni per la libertà e sedate con la violenza. E la pandemia è scoppiata in momenti già difficili per la rottura del legame sociale.
Intende dire che il Covid è stato usato per reprimere aneliti di libertà?
No, non sto dicendo che il virus è stato creato per scopi sociali, è stata una coincidenza di eventi che hanno contribuito a spegnere quel risentimento. Adesso, al di là della presunzione di avere un paese Covid zero, obiettivo impossibile, il regime guarda avanti, a possibili proteste che potrebbero esserci in futuro davanti a una crisi economica pesante.
Anche in Nord Corea per la prima volta si sono registrati casi di contagio. Si teme che il virus sia un portatore di contestazione?
Anche qui c’è la presunzione di essere fuori dal mondo, ma il virus si muove con le persone e qualcuno, certamente, in questi ultimi tre anni si è mosso anche lì, avrà avuto dei contatti. Tornando alla Cina, è stata fatta una previsione economica delle sue relazioni con l’Europa.
Che cosa si dice?
Essendo l’Europa uno dei mercati anzi il mercato di consumo più importante al mondo, una crisi energetica legata alla guerra in Ucraina avrà grosse ripercussioni anche sull’economia cinese. La reazione estremamente spropositata sui cittadini rispetto a una variante che si è dimostrata tranquillamente curabile potrebbe essere l’anticipazione di un corso particolarmente brutale che potremo vedere in futuro.
(Paolo Vites)
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