È morto all’età di 90 anni Li Peng, ex primo ministro della Cina per undici anni (dal 1987 al 1998) e che passerà alla storia come “il macellaio di Piazza Tiananmen” dato che fu lui ad autorizzare di fatto la durissima repressione armata, sfociata poi in un bagno di sangue, di quello storico 4 giugno del 1989. L’ex leader del Paese del Dragone si è spento nella giornata di ieri e con lui se ne va un pezzo di storia del secolo scorso dal momento che il suo nome non fu legato solo a quel massacro ma anche al fatto di essere stato tra i principali sostenitori della realizzazione dell’imponente Diga delle tre Gole: come era prevedibile, la tv di Stato cinese e i principali house organ del Partito Comunista hanno commemorato la morte di Li Peng parlandone non solo come di un “leader eccellente” ma di un vero e proprio “soldato” al servizio della causa comunista, ricordandone proprio in termine entusiastici il pugno duro in quella drammatica estate del 1989 al fine di “fermare i disordini”.



MUORE A 90 ANNI IL “MACELLAIO DI TIANANMEN”

Nato a Chengdu nell’ottobre del 1928, Li Peng (secondo solo a Jiang Zemin per quanto concerne la durata della sua carica di primo ministro” non si pentì mai dell’ordine impartito dal suo Governo alle forze militari che schiacciarono coi carri armati i manifestanti e anzi, parlando dell’esito drammatico di quelle ore che portarono alla morte di migliaia di persone che lui stesso bollò come dei controrivoluzionari, negli anni successivi continuò a definire la strage di Piazza Tiananmen “un passo necessario” come pure l’ordine di applicare immediatamente la legge marziale. A riabilitare, ma solo parzialmente, la sua controversa figura ci hanno pensato i successi ottenuti in campo economico dato che proprio a cavallo di quei due decenni che lo videro premier il rampante Dragone visse quello che oggi a posteriori è stato definito un vero e proprio miracolo, costellato di soluzioni coraggiose e pure di una stagione di riforme la cui eco continua a riverberarsi nei giorni nostri e che gli consentì, come molti suo predecessori, di lasciare un segno tangibile tanto da crearsi pure lui una sorta di dinastia: basti pensare che uno dei due figli, Li Xiaolin, oggi riveste il ruolo di Ministro dei Trasporti.

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