La Cina e la Russia sembrano accelerare sempre di più sulla “conquista” del Circolo Polare Artico, l’enorme distesa di ghiaccio che si estende per oltre 16mila chilometri. Da tempo buona parte di quell’area economica è di proprietà esclusiva di Mosca, che grazie ai suoi 24mila km di coste è lo Stato con una presenza maggiore, con Pechino sempre più interessato alla possibile rotta commerciale che, forse inevitabilmente, si aprirà nei prossimi anni. Così, mentre Cina e Russia intensificano i loro rapporti, in vista anche di un accordo per la futura nuova rotta dell’Artico, la Nato, e soprattutto gli USA e il Canada, sono sempre più preoccupati del possibile esito geopolitico di un simile accordo.
Gli obiettivi di Cina e Russia nell’Artico
Cina e Russia, d’altronde, nell’area dell’Artico hanno diversi interessi comuni, che vanno dal predominio sulle fonti energetiche presenti nella regione, fino allo sfruttamento di quella rotta commerciale. La Nato, il Canada e gli USA, ma anche le Repubbliche Baltiche e la Scandinavia, invece, temono l’influenza internazionale che l’asse sino-cinese potrebbe ottenere grazie al predominio nell’area artica, mentre si teme anche che Mosca accerchi e chiuda le rotte marittime ai paesi baltici.
Così, mentre la Russia avanza sui progetti per il predominio energetico nell’Artico, la Cina ha varato la prima nave rompighiaccio interamente prodotta in patria. Tra poco tempo, infatti, a causa soprattutto del cambiamento climatico, i ghiacci dell’Artico potrebbero diventare talmente sottili da riuscire a romperli facilmente, permettendo il passaggio delle navi e il risparmio, per Pechino, di circa 11mila km di tragitto per trasportare le sue merci. Ne consegue, dunque, che l’Artico nel corso dei prossimi anni diventerà sempre di più un terreno di contesa tra l’asse Cina-Russia e il resto dei paesi Nato, con il fin troppo facile rischio collaterale di creare solamente una nuova area in cui disputare una guerra sanguinaria, ma fortunatamente con il minor numero di vittime civili, completamente assenti (esclusi i gruppi di ricercatori e i prigionieri russi) dalla regione.