Evergrande è fallita. Anzi no. Anzi, forse. No, non stiamo impazzendo tutto d’un colpo, è l’incredibile maxi-bolla immobiliare in Cina che sta tenendo il mondo economico e finanziario globale col fiato sospeso. Da più fonti trattato come un potenziale “Lehman Brothers cinese”, il potenziale fallimento del colosso immobiliare di Shenzhen “Evergrande” potrebbe cambiare molto delle prossime politiche finanziarie del regime comunista.



Ieri, proprio mentre è in corso il Plenum del Partito Comunista di Cina – dove si aspettano le direttive di Xi Jinping per i prossimi piani economici – il colpo di scena:
il gruppo di consulenza tedesco Dmsa ha chiesto ufficialmente la procedura di bancarotta per la cinese Evergrande. In una nota ufficiale (qui il testo, ndr), la società indipendente di servizi per il mercato evidenzia come il colosso cinese abbia lasciato trascorrere «30 giorni dal mancato pagamento di due emissioni obbligazionarie scadute a fine settembre». Il titolo rimbalza in tutto il mondo, la dicitura “Evergrande è fallita” pure: ma le sorprese non si sono concluse certo qui.



EVERGRANDE: FALLIMENTO SÌ, FALLIMENTO NO

Mentre infatti la Dmsa annunciava la richiesta di messa in bancarotta per Evergrande, su Bloomberg viene data notizia del pagamento di «almeno due cedole su tre» compiuto dal colosso cinese, tanto che il titolo alla borsa di Hong Kong ha volato per l’intera giornata di ieri. Dopo la notizia della società in via di fallimento, Evergrande in extremis avrebbe pagato gli interessi su almeno due bond su tre, in dollari americani: secondo Bloomberg, il pagamento sarebbe arrivato in lieve ritardo rispetto alla scadenza di 30 giorni di tolleranza. Ritenere ora che Evergrande abbia risolto tutti i problemi sarebbe pura fake news, anche perché pesa la nota Dmsa e soprattutto i 300 miliardi di dollari di debiti da ripagare: di certo però non si può ancora ritenere del tutto fallita la maxi-società immobiliare di Cina, con probabilmente un doppio filo legato al Plenum del Partito che si appresta ad approvare la “risoluzione storica” con la quale Xi Jinping si avvia al terzo mandato consecutivo e, in pratica, al potere illimitato a vita. Secondo Il Wall Street Journal, il regime sta cercando di evitare il crollo verticale fragoroso di Evergrande, favorendo invece un lento ma costante smantellamento, una sorta di «implosione controllata attraverso la vendita di alcuni beni a società cinesi e limitando i danni per i creditori onshore e gli acquirenti di case e appartamenti in Cina» (fonte WSJ citato da “Affari Italiani”).

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