GIOVANI ASSUNTI COME “BAMBINI A TEMPO PIENO”: COSA SUCCEDE IN CINA

Una generazione di giovani privi di ambizioni sembra quella che si sta delineando soprattutto in Cina. Li chiamano ‘bambini a tempo pieno’, e anziché ricercare attivamente un lavoro per avere una loro indipendenza preferiscono continuare a vivere coi propri genitori. Trascorrono le giornate aiutando la propria famiglia e percependo dalla stessa una sorta di ‘paghetta’. Il trend è in crescita e sembrerebbe trovare le sue origini nella dilagante disoccupazione che affligge i giovani e nel risvolto postumo di una pandemia che ha alterato equilibri e punti fermi.



Troppa pressione e troppa competizione tra coetanei si legge nelle testimonianze rilasciate alla Cnn per giustificare la condizione di ‘bambini a tempo pieno’ o di ‘figli a tempo pieno’. Oltre a lavori sottopagati che comunque non consentono ai giovani cinesi di potersi mantenere in autonomia fuori dalla casa dei propri genitori. A tutto questo si aggiunge un tasso di disoccupazione tra i 16 e i 24 anni nelle aree urbane cinesi che ha raggiunto ormai il 21,3% il mese scorso. Un livello record che non fa che scoraggiare le giovani generazioni.



LA PANDEMIA HA SEGNATO LA VITA DEI GIOVANI CINESI: ‘BAMBINI A TEMPO PIENO’ NON PER SCELTA

Un evento destabilizzante nella vita di tutti e dei giovani cinesi è stato senz’altro la pandemia, da cui probabilmente non si sono ancora ripresi del tutto come sostengono anche alcuni sociologi. Ricordiamo infatti come in Cina le misure restrittive fossero particolarmente rigide, segnando psicologicamente gli abitanti. “Credo che il desiderio di trascorrere del tempo di qualità con i propri cari, la contemplazione sul significato della vita o su quali siano le cose più importanti della vita persista ancora“, ha detto Fang Xu, docente presso l’Università della California Berkeley.



Quella di essere ‘bambini a tempo pieno’ insomma non sembra essere sempre una scelta ma una conseguenza di quanto la vita metta costantemente a dura prova i giovani. Il fenomeno comunque, secondo alcuni studiosi, non sarebbe destinato a durare a lungo. “Potrebbe essere una soluzione a breve termine in modo che abbiano un posto dove vivere, lavori da fare e reddito familiare come contropartita” ha affermato ha detto George Magnus, ricercatore associato presso il China Centre dell’Università di Oxford e la SOAS University di Londra. Sta di fatto che questa condizione potrebbe creare inseguito problemi di rientro nel mondo del lavoro, avendo messo la loro vita in questo periodo in stand-by senza acqusire nuove competenze e diventando così inoccupabili.