La Cina sembra essere intenzionata a combattere la violenza crisi demografica che sta interessando la popolazione cinese, sempre meno interessata, apparentemente, a mettere al mondo figli, ma anche solo a sposarsi. E la risposta del Partito Comunista, che detiene il potere governativo, è assolutamente in linea con altri interventi, ovvero una strategia di controllo delle relazioni e dei matrimoni. Recentemente, infatti, anche se limitatamente alla sola città in Cina di Guixi, è stata lanciata ufficialmente la prima app di incontri prodotta, finanziata e sponsorizzata dallo stesso Governo. Ed ecco che dall’austerità del controllo natale, si è rapidamente passati all’austerità dei matrimoni “forzati”, o meglio controllati e decisi, forse a tavolino.
L’app di incontri della Cina
L’app di incontri che è stata lanciata in Cina è stata nominata Palm Guixi, dal nome della città in cui è attualmente disponibile. Concretamente, non è l’utente a scegliere con chi potrebbe trovarsi in linea sentimentale, come invece accade per il ben più famoso Tinder, ma è l’algoritmo a mettere in contatto le coppie, organizzando dei veri e propri appuntamenti al buio, basandosi su alcuni parametri. Non è, ovviamente, obbligatorio scaricarla, ma non si può escludere che delle pressioni potrebbero arrivare, nel caso l’app non riscuotesse successo.
L’intenzione della Cina con la sua nuova app di incontri, non precisamente dichiarata ma facilmente intuibile, è invertire la rotta della crisi demografica. I dati degli ultimi anni, infatti, sono stati impietosi, con cali sia dal punto di vista dei matrimoni, che dei nuovi nati. In particolare, l’anno scorso il tasso di natalità è sceso al minino storico, pari ad appena 6,77 figli ogni 1.000 persone, mentre il tasso di matrimoni è in calo da almeno 10 anni, e nel 2021 sono state appena 5,4 coppie ogni 1.000 abitanti a convolare a nozze. Complessivamente, in Cina si sono registrati 700mila matrimoni in meno rispetto allo scorso anno, un problema non da poco. Il problema nella natalità cinese affonda le sue radici nel 1979, quando il governo impose la politica del figlio unico, fatta di aborti forzati e sterilizzazioni. Revocata nel 2016, è stata seguita da un aumento spropositato del costo della vita in Cina, tanto che per allevare un figlio dagli 0 ai 17 anni il costo medio in città è di quasi 81mila euro.