Un tribunale conferma la repressione degli uiguri da parte della Cina. «La Repubblica popolare cinese ha commesso genocidio, crimini contro l’umanità e tortura», questa la conclusione di Sir Geoffrey Nice, avvocato britannico a capo del tribunale uiguro, con sede a Londra. Anche se questo tribunale non ha alcun potere sanzionatorio, è stato istituito l’anno scorso dallo stesso Nice su richiesta del World Uyghur Congress, organizzazione in difesa degli uiguri nel mondo con sede in Germania. Ma la repressione riguarda anche kazaki e altre minoranze etniche nel Xinjiang. Il tribunale londinese ha spiegato di essere «convinto che il presidente Xi Jinping, Chen Quanguo (il capo del Partito nel Xinjiang, ndr) e altri alti funzionari della Repubblica e del Pcc abbiano la responsabilità primaria per gli atti che si sono verificati nel Xinjiang».



Nel corso dei mesi e delle udienze sono stati ascoltati esperti e testimoni, anche uiguri con esperienza diretta di presunti abusi o i cui parenti sono stati detenuti. Il tribunale però ha anche ammesso di non avere le prove di uccisioni di massa. D’altra parte, considera le sterilizzazioni forzate e gli aborti intenti genocidiari.



TESTIMONIANZE CHOC DI VIOLENZE E ABUSI

Nel documento di 63 pagine redatto ci sono testimonianze agghiaccianti. «Centinaia di migliaia di uiguri – con alcune stime che superano il milione – sono stati detenuti dalle autorità della Repubblica popolare cinese senza alcuna ragione e sottoposti ad atti di inconcepibile crudeltà, depravazione e disumanità», si legge nel rapporto. Ma si parla anche di 50 persone detenute in celle di 22 metri quadrati. Inoltre, ci sarebbero prove di detenuti messi in container con l’acqua fredda che arrivava al collo o incatenati o immobilizzati per mesi. «Le donne hanno subito la penetrazione nella vagina e nel retto con sbarre di ferro. Violentate da uomini che pagavano per essere ammessi nel centro di detenzione per tale scopo», prosegue il rapporto.



Ci sono varie inchieste condotte negli anni da Nazioni Unite e gruppi di diritti umani secondo cui oltre un milione di persone, soprattutto uiguri e altre minoranze musulmane, sono state detenute in questi campi di “rieducazione”. La Cina dal canto suo respinge le accuse. «Questa cosiddetta corte non ha nessun valore legale né credibilità. Questa è una farsa politica messa in scena da alcuni clown. Le bugie non possono nascondere la verità, non possono ingannare la comunità internazionale né fermare il corso storico della stabilità, dello sviluppo e della prosperità del Xinjiang», la risposta di Pechino.