La Cina ha ovviamente anticipato le scelte della Turchia. Pensiamo al fatto che la strategia di influenzare la società civile potenziando i media era stata già perseguita da presidente Hu Jintao venti anni fa. L’attuale presidente cinese Xi Jinping non ha fatto altro che proseguire queste scelte e renderle più efficaci, con lo scopo di creare giganti dei media con influenza internazionale al fine di presentare meglio la Cina al resto del mondo.



Sotto il profilo storico i media cinesi hanno incominciato a mettere radici nel continente africano alla fine degli anni 50 attraverso Radio Beijing (prima in Egitto nel 1956, poi in Ghana nel 1958). Uno degli scopi perseguiti da questa radio era quello di favorire i movimenti di decolonizzazione. A partire dal 2006 la Cina ha perseguito i suoi obiettivi di influenza pervasiva attraverso i media con Radio China International (Rci), che succede a Radio Beijing, lanciando la prima stazione nella band Fm a Nairobi, in Kenya, e ha iniziato a trasmettere programmi in mandarino, inglese e swahili, abbracciando circa duecento milioni di oratori nella regione dei Grandi Laghi africani.



L’obiettivo attuale di Pechino è coprire il Sahel: proprio per questo Radio China si sta espandendo in Senegal, Mauritania e Niger, facendosi affiancare dall’agenzia stampa ufficiale Xinhua che ha trentuno uffici nel continente, sette in più rispetto al 2010. Ma esiste anche un altro strumento di influenza cinese in Africa e cioè China Global Television Network (Cgnt), presente nella capitale del Kenya.

Tuttavia il modus operandi cinese è improntato ad una logica pragmatica ed opportunista, come dimostra il fatto che la Cina si affida ad operatori locali per migliorare la diffusione dei contenuti che mette a disposizione attraverso i suoi media. Ma le scelte attuate da Pechino sono indubbiamente lungimiranti: giornalisti, addetti stampa, persino tecnici televisivi vengono regolarmente invitati presso le università o presso gli istituti governativi cinesi per ricevere una formazione specifica. Superfluo osservare che investimenti così rilevanti da parte di Pechino nel contesto dei media sono la conseguenza degli investimenti complessivi che la Cina ha fatto in Africa: dal 2016 al 2020 vi sono stati investimenti per 70 miliardi di dollari.



(2 – continua)

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