La Cina fino a poco tempo fa era considerata come “la fabbrica del mondo” per il grande numero di rapporti commerciali ed esportazioni di prodotti a livello globale, cifre da record che però sono diminuite a partire dagli anni del Covid, come inevitabile risposta alla pandemia, ed attualmente ancora sono in drastico calo a causa delle politiche di Xi Jinping e dei suoi rapporti ambigui con l’occidente. Il quotidiano inglese The Daily Telegraph ha pubblicato un articolo con l’analisi delle prospettive future, che in base ai dati non sembrano essere positive. Il crollo dell’export a luglio a registrato una percentuale in negativo del 14,5% e su base annua del -12,5% rispetto alle aspettative.
Anche le importazioni sono diminuite del 7% rispetto al 2022. L’economista Kenneth Rogoff conferma lo scenario di decrescita, complice la perdita di competitività rispetto ad altri paesi come l’India, il Vietnam e l’Indonesia, ma anche a causa della crisi demografica che ha portato il paese ad avere sempre più un’alta percentuale di anziani e meno nascite. Questo significa che manca anche la forza lavoro da impiegare nelle industrie e i salari dovranno aumentare.
La Cina in decrescita economica, crolla export verso paesi occidentali
La Cina sta perdendo la forza competitiva industriale a causa delle minori importazioni e investimenti dall’estero, che calano di mese in mese. Secondo alcuni economisti internazionali interpellati dal Daily Telegraph, una tra le principali cause è da ricercarsi in un atteggiamento di chiusura nei confronti dell’occidente portato avanti dal governo a partire dall’anno della pandemia da Covid. Successivamente la politica di Xi non sono non ha facilitato i rapporti commerciali, ma li ha ostacolati arrivando ad intraprendere azioni di ostilità come ad esempio il blocco strategico della vendita di materie prime fondamentali per l’industria occidentale.
Le cifre in negativo che includono anche i dati relativi a Hong Kong, vengono quindi viste come un importante precursore per il futuro, e l’invesrione di rotta farà in modo di scoraggiare ancora di più gli investitori. D’altra parte anche il governo ora sembrerebbe più attento a portare la politica del partito comunista all’interno delle aziende e non più orientare le stesse verso un commercio più globalizzato.