In Cina molte provincie e regioni sono ancora in lockdown, nonostante i casi di positività al Covid-19 siano un numero ridotto: il risultano, come riportato da Ansa, è che adesso mancano cibo e beni di prima necessità, oltre ad esserci problemi per la siccità (la peggiore degli ultimi settant’anni). La politica “zero Covid” attuata dal Governo non prevede tolleranza ed è per questo motivo che ora molte famiglie si ritrovano in difficoltà.



A soffrire di più, in particolare, sono Chengdu, la capitale del Sichuan, nella Cina Sud Occidentale, con i suoi 21 milioni di residenti bloccati in casa, e Shenzhen, che ha bloccato sette dei suoi dieci distretti. In totale circa 300 milioni di cinesi, secondo quanto ricostruito da Il Tempo, sono in quarantena nel Paese. Non è chiaro fino a quando. A Shangai, infatti, l’ultimo lockdown durò due mesi, con un impatto tuttora fatale per l’economia della città e del Paese in generale.



Cina in lockdown, mancano cibo e beni di prima necessità: il terremoto non ferma la politica zero Covid

Le notizie che arrivano dalla Cina in merito all’andamento del lockdown sono dunque drammatiche: non soltanto mancano cibo e beni di prima necessità, ma anche la salute della popolazione è sempre più compromessa. E non a causa del Covid-19. La volontà di annientare il virus sembrerebbe infatti l’unica priorità del Governo. Ciò è stato emblematico nei giorni scorsi, quando un terremoto di magnitudo 6.8 ha colpito la provincia del Sichuan, provocando un centinaio di morti.



La scossa è stata avvertita in modo rilevante anche nella capitale Chengdu, attualmente in lockdown. Il Partito Comunista, per questo motivo, ha obbligato la popolazione a rimanere in casa, rischiando una vera e propria strage. “Non uscite di casa, non scendete le scale, non correte! Non importa quanto è forte il terremoto. Non può essere così forte. È più sicuro restare in casa”, questo secondo Il Tempo il messaggio diffuso su Weibo.