Mark Almond, direttore del Crisis Research Institute di Oxford, ha sottolineato sulle colonne del “Daily Mail” che l’invasione della Cina ai danni di Taiwan potrebbe essere peggio della guerra in Ucraina. Recentemente, Pechino ha annunciato l’incremento delle spese militari e, in virtù di ciò, l’esperto ha evidenziato che entro i prossimi quattro anni i cinesi colmeranno il gap militare con gli americani, sviluppando nuove armi nucleari, missili ipersonici e laser anti-satellite.



Da non sottovalutare poi il possibile impiego da parte della Cina nei confronti di Taiwan dei droni da combattimento, che vantano un’autonomia di 2.500 miglia e la capacità di trasportare due tonnellate di missili. Anche la Marina del Dragone sta subendo un’espansione notevole, sostenuta dalla creazione di una rete di nuove strutture portuali in tutto l’Oceano Indiano, così come di una base a Gibuti, nell’Africa orientale, a due passi dal Canale di Suez.



ESPERTI: “CINA INVADERÀ TAIWAN”. ECCO PERCHÉ

Xi Jinping, leader della Cina che ha messo nel mirino Taiwan, potrebbe “approfittare” della situazione in Ucraina per testare la determinazione dell’Occidente. In senso pratico, si legge nell’intervento di Mark Almond, “potrebbe fornire armi alla Russia e impegno a stare al fianco di Putin in caso di attacco Nato in territorio sovietico. Questo, di fatto, indebiterebbe la Russia nei confronti di Pechino, debito che potrebbe essere rimborsato nella fornitura di energia e minerali a buon mercato, rafforzando la posizione della Cina a livello mondiale”.



I progetti della Cina su Taiwan vanno oltre il lato più sentimentale e patriottico: c’è anche un forte interesse economico da non sottovalutare. Taiwan è un pioniere globale nel ramo dell’informatica, un hub di alta tecnologia
industriale e manifatturiera. Qualora la Nato inviasse attrezzature e rinforzi a Taiwan per fronteggiare l’invasione cinese, Xi potrebbe benissimo attuare un blocco ai danni dell’isola, prima di attaccarla. Ecco perché, conclude Almond, “dobbiamo essere preparati, e questo significa mettere più soldi nei nostri bilanci di difesa nazionale, ricostruendo i nostri eserciti dopo anni di abbandono e affrontando i nostri doveri”.