Gli Usa stanno cercando di frenare gli investimenti da e verso la Cina, ma gli sforzi del governo potrebbero non essere sufficienti per controllare gli asset alternativi, cioè i fondi di Private Equity che attualmente sembrano rappresentare una gran parte della principale destinazione delle partecipazioni cinesi alle aziende occidentali. Come sottolinea il Financial Times, dai dati, il quadro è molto più ampio di quello che potrebbe sembrare. Ad esempio la banca centrale del territorio di Hong Kong, ha attualmente investito in questi asset privati e nel settore immobiliare almeno 62 miliardi di dollari. La crescita di questo settore è stata enorme , tanto da passare da nicchia del mercato a classe che vale 13 trilioni di dollari.
Uno tra i più importanti canali per flussi di capitali globali che vengono gestiti da gruppi finanziari per conto di fondi sovrani e miliardari privati. C’è poi da evidenziare il fatto che questo tipo di investimenti non presenta rischi legati a eventuali influenze della Cina nei confronti delle aziende, perchè la partecipazione non garantisce in alcun modo il diritto di voto o una posizione nel consiglio di amministrazione. Resta però il fatto, come sostiene il quotidiano finanziario, che è innegabile che la crescita di questo tipo di capitalizzazione possa in un certo modo creare un’influenza o una stretta relazione tra investitori orientali e alcune industrie strategiche occidentali.
Grazie ai fondi private equity la Cina acquisirà aziende occidentali senza rischiare sanzioni
Il giro di vite degli Usa in materia di investimenti cinesi, arrivato con Donald Trump nel 2016 e nel 2018, non ha contribuito a rallentare la dirottazione dei fondi nel mercato dei privati. Come afferma Diego Lopez, amministratore delegato di Global SWF, specialista di fondi sovrani “Negli anni i Private Equity sono aumentati a livelli record, le società sulle quali si investe sono principlamente in America e Nord Europa, in vari settori ma soprattutto quelli farmaceutici e di ricerche medico cliniche“. La natura privata di questo tipo di investimenti, rende un controllo pubblico quasi impossibile.
Per questo, “non solo non se ne conosce ancora la reale portata, ma i nodi da sciogliere e i legami tra Cina e occidente saranno sempre più importanti” dice al Financial Times Alicia Kearns, membro della commissione affari esteri del governo britannico “è molto preoccupante che gli investitori statali cinesi possiedano di fatto vaste fasce della nostra economia e delle nostre infrastrutture, attraverso i loro investimenti in fondi di private equity“, anche perchè, aggiunge la parlamentare “eventuali sanzioni occidentali non potrebbero essere applicate a questi strumenti finanziari“.