Il tour europeo del ministro degli Esteri cinese Wang Yi è cominciato non a caso dall’Italia, il primo tra i paesi del Vecchio continente a firmare il memorandum sulla Via della Seta. L’ incontro di Yi col nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio secondo molti commentatori ha “innervosito” il collega cinese, non soddisfatto nelle sue aspettative in particolare sul 5G Huawei. Non è d’accordo il professor Massimo Introvigne, sociologo, fondatore e direttore del Cesnur, secondo cui al contrario Di Maio “ha sostanzialmente dimostrato ancora una volta quella linea di acquiescenza che caratterizza da tempo i nostri rapporti con la Cina”. Una Cina, ha aggiunto, che punta a fare del nostro paese la sua testa di ponte all’interno dell’Unione Europea.



Che impressione ha avuto dell’incontro tra Luigi Di Maio e il suo collega cinese? È d’accordo con chi dice che l’Italia sta facendo marcia indietro sulla sue relazioni con Pechino?

No, non sono d’accordo del tutto. Rispetto a quello che hanno fatto altri paesi come la Gran Bretagna, per non parlare degli Usa, le dichiarazioni di Di Maio sono come il topo contro il dragone.



Ci spieghi meglio. Si parlava essenzialmente di due cose, Hong Kong e il 5G.

Rispetto alla dichiarazione della Ue su Hong Kong, già criticata perché troppo blanda, quella di Di Maio esclude un riferimento a possibili conseguenze. Che Di Maio si sia mostrato preoccupato non interessa a nessuno e quando il ministro cinese ha detto “abbiamo discusso Hong Kong in uno spirito di non interferenza” il nostro ministro non lo ha fermato dicendo qualcosa di diverso. Per non parlare del nulla totale sulla questione dei diritti umani, del Tibet, la repressione religiosa, l’arresto di professori universitari che si oppongono al regime o medici che hanno denunciato la cattiva gestione del Covid. Mi pare che a distanza di un anno dal memorandum sulla Via della Seta ci sia un’altra sostanziale acquiescenza alle posizioni cinesi.



Di Maio però ha messo un freno a Huawei, come lo commenta?

L’Italia non si può distaccare troppo dalle posizioni degli alleati europei e americani, ma è pur vero che non c’è stato nulla di impegnativo.

Si assiste a uno scontro tra il Copasir che è del tutto contrario all’ingresso in Italia di Huawei, e il governo. È così?

Certo, il Copasir si è lamentato e ha le mie stesse impressioni a proposito. Mi pare che la linea di Di Maio, che non so se è la linea del governo, ma di certo un ministro degli Esteri rappresenta il governo, sia la linea più filocinese che si trova in Europa.

Qual è l’obiettivo della Cina per l’Italia? Ha già interessi multimiliardari in Italia, centinaia di aziende, mira anche al porto di Taranto…

Credo che la Cina voglia che le facciamo da testa di ponte nell’Unione Europea. Cosa che già succede, visto che l’Italia tende a moderare le posizioni di censura alla Cina, e a tenere sempre in considerazione le posizioni cinesi. Questo succedeva in maniera spettacolare quando Michele Geraci aveva un ruolo nel governo, ma ancora oggi è ascoltato da Lega e 5 Stelle. La Cina vuole mettere un piede dentro le istituzioni europee facendosi rappresentare dall’Italia. Lo fa anche con Portogallo, Ungheria e Grecia, ma non sono paesi importanti come noi.

La sponda europea è sufficiente per tutelarci dalla Cina sulle telecomunicazioni? Avremmo alternative praticabili?

Possiamo allinearci alla Gran Bretagna o discuterne con partner europei come la Francia, le possibilità sono molte ma il problema rimane politico. Per la Cina Huawei è un problema politico: da una parte rispondono agli Usa “Huawei è una società privata, il governo cinese non c’entra niente”, dall’altra il ministro degli Esteri cinese gira il mondo facendo il commesso viaggiatore per Huawei. La prova che la realtà è il contrario del racconto di Pechino.

La Germania con chi sta? Con la Nato o con la Cina?

La Germania è a fine regime. Ci sarà un dopo Merkel e tutti i candidati alla successione sono molto anti-cinesi. La Merkel sa perfettamente che i candidati sono critici sulle sue posizioni verso la Cina. È possibile che siano gli olandesi, da buoni commercianti, a vendere alla Cina parti della loro tecnologia, ma non è l’Olanda che risolverà il problema.

Che scenario ci prospetta il futuro?

Come hanno detto molti, mentre il giro del presidente cinese in Italia era volto a ottenere vantaggi, il tour del ministro degli Esteri punta a limitare i danni fatti col Covid e con legge sulla sicurezza nazionale contro Hong Kong. In questo momento i cinesi sono sulla difensiva.

(Paolo Vites)