La Cina lavora sullo sviluppo di chip cerebrali per tenere il passo di Neuralink dell’imprenditore americano Elon Musk. Il sottocomitato etico per l’intelligenza artificiale del comitato etico nazionale per la scienza e la tecnologia, un’unità del Consiglio di Stato cinese, ha diramato delle linee guida per regolamentare il settore. Le linee guida sono arrivate dopo che Neuralink ha impiantato con successo per la prima volta un chip cerebrale a gennaio, con il paziente che sembra essersi ripreso completamente dall’intervento: ora è addirittura in grado di muovere un mouse con il solo pensiero. Neuralink ha dichiarato di aver ricevuto l’approvazione dalle autorità di regolamentazione statunitensi per reclutare esseri umani per la sperimentazione dei suoi esperimenti sui chip cerebrali.



Il presidente cinese Xi Jinping ha affermato all’inizio di questo mese che il Paese dovrebbe costruire “nuove forze produttive” per migliorare i propri settori manifatturieri, riporta Asia Times. Questo dovrebbe favorire proprio le aziende tecnologiche e gli istituti di ricerca impegnati nel lavoro sull’intelligenza artificiale, nella realizzazione di robot umanoidi e BCI. A proposito di BCI, ne esistono tre tipi: quelle non invasive che si riferiscono a fasce che rilevano i segnali delle onde cerebrali. Le BCI invasive che richiedono un intervento chirurgico al cervello e quelle semi-invasive si trovano sotto il cranio ma non sono attaccate al cervello. La Food and Drug Administration negli Usa ha approvato la sperimentazione umana per le BCI invasive con Neuralink che ha testato i suoi chip cerebrali su maiali e scimmie. I media hanno riferito che alcune scimmie sono morte o hanno sofferto di paralisi, convulsioni e gonfiore al cervello, ma la società ha affermato che nessuna di loro è morta a causa dei loro impianti.



Cina, microchip nel cervello: si segue l’esempio di Neuralink

NeuroXess, una società con sede a Shanghai fondata nel 2016, ha dichiarato lo scorso luglio di aver impiantato un chip nel cervello di una scimmia, consentendo all’animale di giocare a un videogioco Pong con la mente. L’azienda ha inoltre affermato di aver raggiunto una precisione dell’85% nell’analisi delle cellule cerebrali della scimmia per prevedere come tirerà il joystick. Peng Lei, fondatore e amministratore delegato di NeuroXess, ha affermato qualche tempo fa che la sua azienda adotterà lo stesso approccio di Neuralink per impiantare neuropixel, o elettrodi di prossima generazione in grado di registrare l’attività di centinaia di neuroni, nel cervello umano. I neuropixel saranno circondati da proteine della seta biodegradabili per ridurre i danni ai tessuti e ridurre i rischi di reazioni di rigetto, spiega Asia Times.



Non solo NeuroXess: in Cina lavorano nello stesso settore anche NeuraHua, NeuraMatrix, Shanghai StairMed Technology e BrainUp Technology. Secondo le nuove linee guida lanciate dalla Cina, le aziende necessitano dell’approvazione del governo per condurre ricerche BCI sugli esseri umani. Devono inoltre completare gli studi clinici sugli animali prima di impiantare chip cerebrali nei pazienti. Secondo il governo cinese, inoltre, le aziende dovrebbero garantire che la privacy e le informazioni personali delle persone siano ben protette. Il Paese asiatico ha fatto sapere poi di incentivare le ricerche sulle interfacce riparative cervello-computer, che mirano ad aiutare i pazienti o le persone disabili a ripristinare le funzioni sensoriali, degli arti e del linguaggio mancanti, oltre ad incoraggiare prodotti BCI non medici per regolare l’attenzione, il sonno e la memoria, nonché per controllare gli esoscheletri robotici.