UCRAINA, PELANDA: “LA MEDIAZIONE DELLA CINA SAREBBE UN ERRORE
Secondo il politico e accademico Carlo Pelanda, il disastro internazionale che sta portando la guerra in Ucraina non dovrebbe vedere la Cina come ruolo di mediatore tra Kiev e Putin: il motivo è netto e rivela con coraggio quanti ancora non sembrano vedere all’orizzonte come il vero problema geopolitico della chiusura di ogni “ponte” tra Russia e Occidente.
«La Cina vuole evitare guai economici restando però con Putin: per questo fargli fare l’arbitro sarebbe un enorme autogol per l’Occidente»: secondo Pelanda l’asse Pechino-Mosca, rinsaldato con la tregua olimpica in cui Xi Jinping sapeva evidentemente benissimo i piani del Cremlino di invasione dell’Ucraina, rappresenta un vero pericolo per l’Occidente. La “grande strategia” in ombra, secondo l’economista intervenuto oggi su “La Verità”, è duplice: «consolidare il blocco del capitalismo autoritario contro quello del capitalismo democratico nel globo e, dal punto di vista di Pechino, aprire un secondo fronte in Europa per alleggerire l’azione di accerchiamento della Cina da parte dell’America del Pacifico, combinata con l’assicurazione alla Russia che la Cina stessa avrebbe sostenuto la pressione russa verso l’Ovest euroasiatico». Eppure l’impantanamento della offensiva di Mosca in Ucraina rischia di far incrinare quella certezza cinese granitica fino a qualche settimana fa.
“XI JINPING FA DOPPIO GIOCO”: L’ANALISI DI CARLO PELANDA
Va letta dunque in questi termini la ritrosia della Cina di appoggiare direttamente l’alleato Putin nel conflitto, anche se resta la sua non-condanna alla guerra, le accuse agli Usa e soprattutto le imposizioni dittatoriali in patria contro chiunque provi a chiamare “invasione” quella lanciata dal Cremlino il 24 febbraio scorso. Il timore di Xi Jinping è che la morsa internazionale di sanzioni anti-Russia possano estendersi anche a chi fa direttamente o indirettamente affari con Mosca: «Se fosse attualizzata, l’economia cinese che è ancora totalmente dipendente dall’export, nonostante gli sforzi autarchici di Xi, subirebbe un danno molto maggiore di quella russa, che ha un ruolo marginale nel mercato globale», continua Pelanda su “La Verità”. Insomma, anche la Cina teme gli effetti di una continua guerra in Ucraina e sta provando a proporsi come possibile mediatore di pace per interrompere il conflitto: secondo il professore e politologo però l’Occidente farebbe un gravissimo errore a “fidarsi” di Xi e del suo doppio gioco. Conclude Carlo Pelanda, «la Cina, pur avendo il potere di bloccare Putin, chiederebbe benefici agli alleati che ne aumenterebbero la centralità e immunità sul piano mondiale: sarebbe una sconfitta per le democrazie».