CINA MINACCIA GLI USA: “SE NANCY PELOSI VA A TAIWAN…”

«Gli Usa sono ossessionati dalle sanzioni e ora provocano la Cina sulla vicenda di Taiwan»: non è la prima volta che il Ministero degli Esteri cinese incalza Stati Uniti e in generale l’Occidente sul tema caldo di Taiwan, assimilandolo alla guerra in Ucraina per far notare tutta la differenza tra le due situazioni.



Per il Governo comunista di Pechino, che pure non condanna la guerra russa e che invece difende il Cremlino anche oggi nel voto all’Onu, non si può considerare alla stessa stregua Ucraina e Taiwan per il semplice fatto che Taipei «fa parte del nostro territorio». Oggi però il fronte dello scontro è arrivato a livelli mai raggiunti prima: motivo scatenante la possibile visita della speaker del Congresso Usa Nancy Pelosi alla guida di una missione internazionale (prevista per il prossimo 10 aprile). Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian fa ben comprendere come Pechino non abbia affatto gradito l’evenienza: «Se la speaker della Camera dei rappresentanti visiterà Taipei, la Cina adotterà misure risolute ed energiche per difendere fermamente la sovranità nazionale e l’integrità territoriale e gli Stati Uniti dovranno essere pienamente responsabili di tutte le conseguenze».



RISCHIO ESCALATION A TAIWAN, POI L’ANNUNCIO A SORPRESA SUL COVID

Poco dopo è un altro portavoce del Ministero cinese, Hua Chunying, a lanciare il monito a distanza contro la Casa Bianca: «Gli Usa sono ossessionati dalle sanzioni e ora provocano la Cina sulla vicenda di Taiwan». Su Twitter la stessa portavoce aggiunge che «alcuni ufficiali Usa sono apparentemente orgogliosi di quello che stanno facendo alla Russia e ossessionati dall’uso delle sanzioni».

Il j’accuse contro gli Stati Uniti è sempre più aspro, con la diplomatica Hua che ribadisce come la Cina abbia visto e affrontato di ben peggio nel corso della sua storia: «L’esito della guerra di Corea e la caduta di Kabul dello scorso anno dovrebbero fornire una lezione che fa riflettere. Come possono avere i dirigenti Usa una così cieca fiducia negli impegni Usa e stare al potere». Secondo l’Occidente, la Cina potrebbe approfittare del caos internazionale dei prossimi mesi tra Russia e Ucraina per poter piazzare l’invasione dell’isola da decenni rivendicata dalla dittatura comunista. In risposta all’accusa degli Stati Uniti, ancora il portavoce Zhao torna a definire «completamente diverse le situazioni di Kiev e Taipei»: Taiwan «è una vicenda interna, parte inalienabile del territorio cinese. Chi paragona Taiwan all’Ucraina – ha concluso Zhao – vuole confondere l’opinione pubblica e trarre vantaggio dal caos. Questo vuol dire giocare col fuoco e chi gioca col fuoco finirà inevitabilmente per scottarsi». Sul piede di guerra per l’ipotesi di una visita ufficiale di Nancy Pelosi, lo scontro tra Cina e Usa si “freezano” all’improvviso quando dagli States piomba la notizia della positività al Covid-19 della speaker Dem: con Pelosi positiva al coronavirus difficilmente la missione internazionale potrà scattare, quantomeno non per questa domenica. Da ultimo, altro elemento di potenziale scontro futuro è rappresentato dalla vendita di potenziali armi Usa a Taiwan, con la collaborazione anche dell’Australia: «La vendita di armi è un’interferenza negli affari interni sovrani della Cina», ha fatto sapere il portavoce del ministero della Difesa nazionale cinese Tan Kefei.