In Cina la transizione energetica, sebbene sia partita con ritardo rispetto ad altri paesi occidentali, è già avanti. Il paese infatti sta dimostrando di poter sostenere pienamente la svolta green velocemente, e lo dimostra il fatto che si stanno completando i lavori per la costruzione di quello che sarà il più grande parco solare al mondo. 600 chilometri quadrati di pannelli solari che alimenteranno un mega impianto che sorgerà nel deserto del Kubuqi, in Mongolia. I lavori sono già a buon punto, e come sottolinea in un articolo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, mentre in Europa ancora si discute su quale sia la migliore fonte rinnovabile qulla quale puntare, la Cina ha già attivato in funzione i primi impianti che producono 750 gigawattora, cioè cinque volte più di quanto attaulmente la Germania produca tra eolico e solare.



La repubblica cinese è sicuramente tra le più colpite dal problema dell’inquinamento, il cambiamento climatico anche si sta facendo sentire, e come sostengono molti esperti sono aumentate le inondazioni e i disastri naturali che seguono a periodi di estremo caldo. A questo contribuisce anche l’uso massivo di impianti di aria condizionata che in estate a Pechino raggiungono la metà di tutta l’energuia consumata nel paese. Per questo il cambiamento è in atto e il governo ora sembra aver preso cosienza del problema afrrontando finalmente la situazione, ma a differenza dell’Europa lo sta facendo in tempi record.



La Cina gioca un il ruolo fondamentale per la transizione energetica

La Cina, non solo sta accelerando sulla transizione energetica investendo miliardi per costruire parci di fonti alternative e rinnovabili, ma sta anche spingendo sul mercato grazie al fatto che detiene il 90% dei materiali critici per la produzione di questi sistemi teconologici. Un fattore chiave che per molti è alla base del problema del rallentamento che invece si sta verificando in Europa. Come ad esempio in Germania, paese che fino a poco tempo fa era leader nell’industria del fotovoltaico, mentre ora il 90% della produzione è passato in Cina.



Ma anche perchè per staccarsi da questa fonte fondamentale per la catena di approvvigionamento ci vorrebbero decenni, e mentre da Pechino si passa direttamente dalla miniera alla produzione, i passaggi per altri paesi sono molto più lunghi, complicati e costosi. Oltre a questo, come sostengono gli esperti internazionali interpellati dal quotidiano Süddeutsche Zeitung c’è il vantaggio del fatto che tutta l’energia in Cina sia statalizzata e dunque prevede meno costi per intermediari e ditte private.