In Cina sono entrate in vigore oggi, mercoledì 15 giugno 2022, le nuove linee guida per le operazioni militari diverse dalla guerra, volute dal presidente Xi Jinping. Si tratta, nel dettaglio di 59 articoli promulgati dal presidente il cui testo non è ancora conosciuto, visto e considerato che non è stato ancora diramato né pubblicato. Tutto ciò che si sa, secondo quanto scritto da “La Repubblica”, è che si tratta di uno schema “per standardizzare i principi di base già esistenti e porre le basi legali per le truppe dell’Esercito Popolare di Liberazione per svolgere missioni – in patria e all’estero – come il soccorso in caso di disastri naturali come terremoti e inondazioni, gli aiuti umanitari, le operazioni di peacekeeping e a protezione della salvaguardia della sovranità nazionale”.



Di fatto, vengono normate le operazioni condotte da unità militari al di fuori di un conflitto armato, anche se non si riesce ancora a intravedere quale portata potranno avere le nuove linee guida in Cina. Tuttavia, è ragionevole ritenere che apriranno la strada “a un maggior numero di dispiegamenti di personale dell’esercito a livello globale al di là della semplice partecipazione alle missioni di pace delle Nazioni Unite”, sostengono alcuni analisti.



CINA, NUOVE LINEE GUIDA PER OPERAZIONI MILITARI ALL’ESTERO: AUSTRALIA IN ALLARME

L’agenzia di Stato Xinhua scrive che le linee guida in Cina “mirano a prevenire e neutralizzare i rischi e le sfide, a gestire le emergenze, a proteggere le persone e i beni, a salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi, la pace mondiale e la stabilità regionale”, mentre il “Global Times” afferma: “In alcuni casi, svolgendo queste operazioni all’estero, le truppe cinesi possono impedire che gli effetti di instabilità regionale si ripercuotano sulla Cina, assicurare rotte di trasporto vitali per materiali strategici come il petrolio o salvaguardare gli investimenti, i progetti e il personale cinese all’estero”.



C’è però da dire che i media australiani fanno trapelare preoccupazione per il Pacifico, alla luce del patto sulla sicurezza siglato tra Pechino e le Isole Salomone che “permette l’invio di navi militari per logistica e rifornimento” e quello di forze di polizia per “mantenere l’ordine sociale”. Le nuove linee guida non riguardano invece da vicino il caso Taiwan, ha spiegato a “La Repubblica” Steve Tsang, direttore del China Institute alla Soas di Londra: “La Cina lo considera un affare interno e userà la forza se necessario. Queste misure non hanno niente a che vedere con un eventuale conflitto”.