Se Xi Jinping è arrivato a chiedere un nuovo tipo di cultura del matrimonio e della maternità nel suo discorso d’apertura del XXIII Congresso nazionale delle donne, il motivo principale è legato al trend demografico che vede la popolazione in Cina in progressivo calo. La ricetta è una: incentivare la nascita dei figli. Del resto, i dati parlano chiaro e dimostrano come il fatto che la Cina si sia “occidentalizzata“, con la crescente popolarità di uno stile di vita che privilegia l’indipendenza personale e la scoperta di sé rispetto alle aspettative della società, ha avuto effetti collaterali, a partire dal forte calo dei tassi di matrimonio in tutto il Paese.



Come si evince dall’analisi di Felix Richter su Statista, i giovani adulti sono sempre più propensi a ritardare o a rinunciare del tutto alla prospettiva del matrimonio, ignorando la pressione sociale che da tempo li spinge a sposarsi presto. Infatti, “se nel 2005 il 47% dei neo-sposi in Cina aveva 24 anni o meno, questo numero è sceso ad appena il 15% nel 2022, mentre quasi il 50% degli sposi ha più di 30 anni, rispetto a meno del 20% nel 2005“. Le ragioni di questa inversione di tendenza sono diverse e comprendono fattori come il cambiamento dei ruoli, oltre alle maggiori opportunità di istruzione e di carriera per le donne, il desiderio di realizzazione personale al di fuori dei confini della struttura familiare tradizionale. Tutti aspetti tipici della cultura occidentale.



MATRIMONIO E NATALITÀ, LA CRISI DELLA CINA

Come mostra il grafico su Statista, il tasso di matrimonio in Cina è sceso al minimo storico di 4,8 nuovi matrimoni ogni mille persone nel 2022, rispetto a più del doppio di un decennio prima. Ad aggravare la situazione è la preoccupante tendenza alla diminuzione del tasso di natalità in Cina. Infatti, ha registrato un nuovo minimo nel 2022, causando il primo calo demografico del Paese in oltre 60 anni. Felix Richter riconosce in questo fenomeno i fattori scatenanti: “La scelta di rimanere single o di ritardare il matrimonio si traduce spesso in un ritardo nella genitorialità o addirittura nella decisione di rimanere senza figli“. A ciò si aggiungono “considerazioni economiche, aspirazioni di carriera e l’alto costo della crescita dei figli nelle aree urbane“. Tutto ciò contribuisce ulteriormente a questo calo.



Finora la risposta di Pechino non è stata all’altezza: gli sforzi del governo cinese per incoraggiare la natalità, come l’allentamento della politica del figlio unico, non hanno ancora prodotto un’inversione sostanziale del calo della natalità. Quindi, si invita a riflettere sull’ascesa della cultura dei single in Cina, considerata “emblematica dell’evoluzione degli atteggiamenti sociali e delle aspirazioni individuali“. D’altro canto, non possono essere ignorati gli interrogativi sulle implicazioni demografiche ed economiche a lungo termine per la nazione. Infine, non va trascurato il fatto che, mentre il numero di single continua ad aumentare, i politici devono affrontare anche altre sfide, come “l’invecchiamento della popolazione e le potenziali tensioni sui sistemi di assistenza sociale“.