La Cina non intende esporre il suo modello di sviluppo, ma si oppone a coloro che vogliono imporre il loro. È questo, in sintesi, quanto emerso dal 20° Congresso del Partito Comunista Cinese. Nella conferenza stampa di lunedì alti funzionari del PCC hanno precisato che ogni Paese dovrebbe esplorare la propria strada verso la modernizzazione e in risposta alle preoccupazioni dell’Occidente, secondo cui la Cina potrebbe esportare la propria ideologia o il proprio modello di sviluppo, hanno negato che sia questa l’intenzione. Osservatori cinesi, come riportato dal Global Times che è il quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese, affermano che la modernizzazione occidentale guidata dai capitalisti “sta mostrando sempre più i suoi problemi e la sua debolezza in mezzo a profondi cambiamenti che il mondo non vedeva da un secolo“.



A livello interno, in Occidente si evidenzia uno “sviluppo ineguale e l’iniqua distribuzione della ricchezza” che “stanno causando gravi problemi come il populismo e la polarizzazione“. Invece a livello internazionale, “alcune grandi potenze occidentali modernizzate stanno minando la globalizzazione attraverso il protezionismo e l’unilateralismo, cercando il ‘disaccoppiamento’ con le altre grandi potenze non occidentali e persino fomentando conflitti regionali per spingere il confronto tra blocchi“. Questa situazione è “preoccupante” per la Cina, che ritiene di essere “un’alternativa per realizzare la modernizzazione“, infatti la sta offrendo al mondo. Ma ciò non vuol dire che voglia esportare il suo modello di sviluppo. “La Cina non si comporterà mai come alcuni Paesi occidentali, costringendo gli altri ad accettare la sua ideologia come unica risposta corretta“, affermano gli osservatori cinesi, secondo cui non vi è evidentemente un modello di sviluppo unico per raggiungere l’obiettivo della modernizzazione, anche perché “la popolazione cinese non consente al Paese di copiare semplicemente i modelli di altri Paesi“.



“SVILUPPO CINA PACIFICO, CAPITALISMO NON GARANTISCE PROSPERITÀ”

Sun Yeli, vice capo del Dipartimento di Pubblicità del Comitato Centrale del PCC e portavoce del 20° Congresso Nazionale del PCC, ha spiegato che la modernizzazione cinese è una combinazione di civiltà materiale e spirituale, una coesistenza armoniosa tra umanità e natura. “Quella cinese è una modernizzazione dello sviluppo pacifico. Non ci siamo incamminati lungo il vecchio sentiero della guerra, della colonizzazione e del saccheggio, ma attraverso la pace, lo sviluppo e la cooperazione win-win“. Dunque, la Cina auspica che ogni Paese persegua un modello di sviluppo pacifico. Il professor Zheng Yongnian, docente presso l’Università cinese di Hong Kong, Shenzhen, e presidente dell’Istituto per gli affari internazionali, Qianhai, al Global Times ha dichiarato che “la vitalità della Cina deriva dallo sviluppo sostenibile della sua economia e il suo sviluppo non finirà per arricchire solo un piccolo gruppo di persone, come è accaduto nell’Occidente capitalista, ma si impegnerà per raggiungere una prosperità comune per tutti“.



Per gli osservatori politici cinesi, però, la modernizzazione cinese avrà ripercussioni sulla potenza egemone che mira a dominare l’ordine mondiale, quindi il rischio è di ulteriori ostilità. “Il modo in cui il PCC deciderà la sua futura politica economica per governare la Cina sotto la pressione degli Stati Uniti è una questione chiave“, aggiungono gli analisti. Jiang Jinquan, direttore dell’Ufficio di ricerca politica del Comitato centrale del PCC, ha evidenziato che “solo il socialismo ha le condizioni e la capacità di raggiungere una prosperità comune per tutti, mentre il capitalismo cerca il massimo interesse per il capitale e quindi non può raggiungere una vera prosperità comune“.