La Cina si difende dalle accuse arrivate anche dagli Usa di non aver condiviso in tempo le informazioni in suo possesso sul coronavirus. In un nuovo report, pubblicato oggi, spiega di aver informato immediatamente l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sullo scoppio dell’epidemia nel suo Paese. Lo rivela la Cnn, che fa riferimento ad un documento diffuso dall’Ufficio informazioni del consiglio di Stato riguardo le azioni intraprese da Pechino per affrontare l’emergenza. La Cina, quindi, sottolinea di aver informato subito non solo l’Oms, ma anche i Paesi e le organizzazioni regionali interessante. Inoltre, nel report si spiega che è stata condivisa anche l’intera sequenza del genoma, oltre che specifiche informazioni per il rilevamento del Covid-19. Nel report si spiega che l’8 gennaio la Commissione sanitaria nazionale «ha confermato in via preliminare che il nuovo coronavirus era l’agente patogeno dell’epidemia», poi Pechino avrebbe aggiornato l’Oms su base quotidiana dall’11 gennaio. Ma non manca un riferimento diretto agli Stati Uniti.



CINA “ABBIAMO INFORMATO SUBITO OMS E USA”

Nel lungo rapporto pubblicato oggi da alti funzionari cinesi sulla risposta alla pandemia di coronavirus, si difendono le azioni del governo e si afferma che la Cina ha agito in maniera tempestiva e trasparente, anche per quanto riguarda le informazioni fornite. Pechino «non ha perso tempo» nel condividere le informazioni. Il riferimento è all’inchiesta dell’Associated Press che aveva gettato ombre sull’azione cinese. Ma Xiaowei, presidente della Commissione sanitaria nazionale, non ha citato esplicitamente l’Ap, ma ha detto che va «contro i fatti». D’altra parte, in un passaggio ha spiegato che all’inizio c’erano molte incognite legale all’epidemia e che ci è voluto del tempo per raccogliere le prove e capire le caratteristiche del nuovo virus. «Non abbiamo ritardato o insabbiato nulla, anzi abbiamo condiviso subito i dati del virus e le informazioni sull’epidemia, dando un importante contributo alla prevenzione e al controllo della stessa in tutto il mondo». Il report rivela che la Cina ha contattato l’Oms il 3 gennaio e che il China’s Center for Disease Control and Prevention ha informato l’omologo statunitense il 4 gennaio.



MA FAUCI RILANCIA ACCUSA…

Dagli Stati Uniti però arrivano altre accuse. Stavolta da Anthony Fauci, immunologo membro della task force della Casa Bianca sul Covid-19, il quale sostiene che la Cina non abbia permesso ai suoi cinesi di parlare apertamente del coronavirus all’inizio dell’epidemia. «Penso che abbiano fatto un cattivo servizio impedendo loro di parlare in modo aperto e trasparente. Sostenevano che si trattava solo di una trasmissione da animale a uomo e hanno mantenuto questa linea per alcune settimane», ha dichiarato al programma radiofonico di John Catsimatidis. «Questo è un altro esempio della mancanza di trasparenza che c’è stata all’inizio».

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