La Cina starebbe accelerando l’espansione del suo arsenale nucleare, dopo aver rivisto la sua valutazione circa la minaccia posta dagli Stati Uniti d’America. La notizia giunge direttamente dalle colonne del “Washington Street Journal”, secondo cui la cautela del Paese a stelle e strisce in un coinvolgimento diretto nella guerra che si sta combattendo all’interno dei confini dell’Ucraina avrebbe fatto sì – secondo alcune fonti – che Pechino abbracciasse con maggiore sicurezza lo sviluppo di armi nucleari come deterrente.



Entrando maggiormente nello specifico della questione, i leader cinesi “vedono in un forte arsenale nucleare un deterrente per gli Stati Uniti da un coinvolgimento diretto in un potenziale conflitto su Taiwan”. Si tratterebbe, insomma, di una tattica per tenere il Paese guidato da Joe Biden lontano da qualsivoglia intervento in chiave bellica, con particolare riferimento alle tensioni che da anni si registrano tra Cina e Taiwan e che potrebbero condurre – ci auguriamo naturalmente di no – a un conflitto fra le due nazioni.



“CINA POTENZIA ARSENALE NUCLEARE, COSTRUITI CIRCA 100 SILOS MISSILISTICI”

Secondo le fonti americane citate dal “Wall Street Journal”, la Cina avrebbe accelerato la costruzione di un centinaio di silos missilistici nelle regioni occidentali del Paese, da cui i proiettili nucleari potrebbero raggiungere gli Stati Uniti d’America. Il “Corriere della Sera” aggiunge che “la dottrina nucleare cinese non è chiara: gli Stati Uniti temono che Pechino possa attaccare a sorpresa, mentre fonti vicine alla leadership cinese escludono questa possibilità. L’attuale, rinnovato impegno da parte della Cina deriverebbe dal fatto che l’arsenale atomico cinese è considerato ormai datato e inadatto a rappresentare un deterrente efficace nei confronti di Washington”.



A indicare un aumento della tensione tra le due potenze c’è anche “la prossima visita di un alto funzionario statunitense nelle Isole Salomone, nell’Oceano Pacifico, dopo la pubblicazione di una bozza di accordo tra il governo di queste isole e la Cina, che consentirebbe a Pechino di dislocare le proprie truppe in una zona più vicina ad Australia, Nuova Zelanda e Hawaii, piuttosto che a Pechino”.