L’Afghanistan ancora terra di occupazione e conquiste. Dopo la partenza degli americani, il Paese è diventato oggetto dell’interesse di Paesi come l’India e la Cina, che necessitano delle risorse di quella che secondo molti è la più grande miniera a cielo aperto del mondo. Il ministero afghano delle Miniere e del Petrolio ha parlato di un interesse espresso dalla società mineraria cinese Gochin, che vorrebbe investire 10 miliardi di dollari per sviluppare le riserve di litio, che il Paese avrebbe al pari della Bolivia.
Anche l’India, circa dieci anni fa, prima del ritorno dei talebani, si era assicurata lo sfruttamento della miniera di ferro di Hajigak, la più grande del mondo. La più grande di rame del pianeta, circa 12 milioni di tonnellate di minerale, l’aveva invece “conquistata la Cina”: si tratta di un sito a Mes Aynak, località a una cinquantina di km a Est di Kabul. Non solo minerali, però: il sottosuolo dell’Afghanistan conserva resti archeologici di oltre 4 millenni di gloriose civiltà. I talebani, oggi, sembrano più attenti rispetto al passato nei confronti delle risorse del territorio.
Accordo Cina-talebani
In Afghanistan, come sottolinea il Sole 24 Ore, non è stata mai compiuta una vera e propria valutazione delle risorse minerarie del Paese. L’US Geological Survey parla di risorse per un valore di mille miliardi di dollari, ma la cifra sarebbe addirittura triplicata secondo un articolo del 2012 pubblicato dall’Ambasciata dell’Afghanistan negli Usa. Ferro, rame ma anche carbone, nickel, cobalto, talco, cromo e numerosi minerali rari utili alla transizione energetica oltre che pietre preziose come smeraldi, rubini e lapislazzuli.
Cina e India, ma anche Russia, Turchia e Pakistan hanno gli occhi sulle risorse afgane. Il regime dei talebani sta concludendo una serie di accordi di sfruttamento delle risorse, come quello chiuso lo scorso gennaio con la Cina per il campo di Amu Oil. C’è però un problema non da poco, ovvero quello dei trasporti: l’Afghanistan non ha ferrovia, le strade asfaltate sono poche e le catene montuose rendono difficili i trasferimenti. Nel Paese, inoltre, si moltiplicano gli attentati dell’Isis. Gli interessi della Cina sono nel mirino dei terroristi, come dimostra l’attentato di dicembre 2022 all’Hotel Logan a Kabul, dove 5 cinesi sono rimasti feriti.