Un coronavirus infettivo per l’uomo ottenuto dalla manipolazione di uno innocuo dei pipistrelli. È quanto avrebbe fatto la Cina nel 2008, dodici anni prima che scoppiasse la pandemia Covid. Ne parla oggi La Verità, spiegando che questi esperimenti sui patogeni sono stati descritti dalla stessa direttrice dell’Istituto di Virologia di Wuhan, la dottoressa Shi Zhengli, “Bat woman”. Proprio quei lavori pubblicati da lei e altri ricercatori cinesi alimentano le congetture sull’origine artificiale del Covid. Nel mirino è finito, in particolare, uno studio del 2008 pubblicato sul Journal of Virology sulla manipolazione genetica di un coronavirus per capire le condizioni in cui potrebbe diventare trasmissibile all’uomo, usando anche una combinazione con uno pseudovirus Hiv. Questa non è sicuramente la pistola fumante della teoria del coronavirus sfuggito dal laboratorio di Wuhan, anche perché le prove potrebbero essere state eliminate, come aveva spiegato l’MI6 britannico. Ma ogni tassello è sicuramente importante. Shi Zhengli e altri nove scienziati cinesi, non tutti impegnati a Wuhan, studiarono il coronavirus responsabile della Sars confrontandolo con una famiglia di coronavirus naturali, Sl-Cov, identificati nei pipistrelli ferro di cavallo maggiore. La chiave era nella proteina spie, che consentiva a Sars-CoV di aggredire il recettore Ace tramite cui il coronavirus entra nelle nostre cellule.



CORONAVIRUS CINA, GLI ESPERIMENTI PASSATI

La Cina poteva modificare il virus della Sars, privandolo della proteina spike per vedere se avrebbe mantenuto la capacità di infettare le cellule umane. Ma anziché pensare ad una perdita di funzione, gli scienziati cinesi hanno optato per il gain-of-function, l’esatto opposto. Hanno manipolato il capostipite innocuo del coronavirus trasformandolo in un virus killer. Hanno trasferito il gene che codifica per la proteina spie da Sars-CoV al virus non patogeno usando come vettore un pezzo di uno pseudovirus basato sull’Hiv. Così hanno ottenuto un virus chimera che ha acquisito la capacità di infettare le cellule umane. «Sappiamo oggi che quella famiglia di coronavirus è l’antenato diretto del Covid-19. Prima di allora, infatti, i coronavirus non avevano mostrato di poter aggredire cellule umane», ha dichiarato il professor Mariano Bizzarri, direttore del laboratorio di biologia dei sistemi all’Università La Sapienza di Roma, ai microfoni de La Verità. I ricercatori cinesi spiegarono che quello studio serviva a indagare le origini della Sars. Se pure fosse così, questo dovrebbe essere sufficiente per capire che con delle minime ricombinazioni i coronavirus possono acquisire infettività per l’uomo.



Due anni dopo, a proposito dell’epidemia di febbre emorragica del 2003 nello Yunnan, gli scienziati spiegarono che fu il risultato della trasmissione zoologica del virus da topi di laboratorio. Dunque, per La Verità l’ipotesi che ciò sia accaduto anche per il Covid non è una teoria così strampalata. Peraltro, gli esperti di Wuhan il 27 gennaio 2020 trasmisero al giornale Emerging microbes & infections un articolo su un monoclinale in grado di neutralizzare le proteine patogene del Covid. Un risultato straordinario considerando che avevano diffuso ufficialmente la sequenza genetica del coronavirus il 10 gennaio…

Leggi anche

Covid, aumento casi variante Xec in Italia: il nuovo sintomo? Perdita di appetito e...